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Al centro Alzheimer dieci morti per Covid. Il medico: “Senza tampone potrei direi ancora che sono zero”

Nella struttura del Melo in piazza Risorgimento, che non è una Rsa, il virus ha colpito duro ma nei numeri ufficiali non ci sono ancora: "Io scelgo la trasparenza, vorrei che lo facessero tutte le strutture".

gallarate generico

«Se dicessi che non abbiamo avuto morti da Covid, formalmente direi la verità: da medico però scelgo la trasparenza». Il dottor Marco Predazzi oggi è il presidente della Fondazione Il Melo Onlus ed è anche il responsabile del Centro Alzheimer di piazza Risorgimento, a Gallarate. 

Non una casa di riposo, ma una struttura di comunità per persone con Alzheimer: anche qui è entrato il virus. «Abbiamo messo in isolamento 19 persone: dieci sono morte, nove sono guarite». Il dottor Predazzi è un medico e fa una valutazione franca sulle cause, anche se qui non sono stati fatti i tamponi: «Dei morti, sei sicuramente da Covid, altre quattro persone sono morte per sfinimento, dopo essere guariti non ce l’hanno fatta».

Le segnalazioni sulla situazione sono arrivate nei giorni scorsi e del resto anche ai parenti delle persone decedute sono state date informazioni. Pur in assenza di tamponi, perché questi si riesce a farli con il contagocce, in mancanza di una strategia a monte predisposta dall’ente pubblico (le Ats di Regione Lombardia) che vigila sulle strutture socio-sanitarie: là dove ci sono state emergenze, poi i tamponi hanno man mano certificato i decessi successivi e il contagio attivo (così ad esempio a Lonate Pozzolo, a Cocquio, a Laveno, a Somma Lombardo).

«Noi gestiamo due strutture: qui abbiamo avuto dieci morti, mentre quella di Cardano è rimasta completamente illesa. Là siamo stati fortunati, non bravi: abbiamo usato le stesse precauzioni, ma là non si è accesa la scintilla del contagio. Abbiamo usato un protocollo di precauzioni che è poi lo stesso che è stato adottato poi qualche giorno fa da Regione Lombardia».

Ora anche in piazza Risorgimento la situazione sembra più tranquilla, ma il peso di quei morti rimane. «Il personale è stato straordinario, Due operatrici addirittura hanno preso una camera e  vivono qui da inizio marzo», per ridurre i rischi di contagio da fuori.

Di fronte alla drammatica conta dei morti che si fa qui (come in altre strutture), Predazzi ribadisce: «Faccio il medico da quarant’anni, quindi agisco sempre con trasparenza. Vorrei che lo facessero tutte le strutture, anche a Gallarate».

Il tema è già emerso nei giorni scorsi: senza tamponi, altre strutture formalmente risultano “Covid-free”, anche se qualche caso sospetto c’è stato ed è stato anche comunicato. Lo stesso sindaco Cassani ha anche fatto un post: «Nelle Rsa di Gallarate nessun decesso per Covid»

«Non nascondiamoci dietro al dito: ci sono strutture che hanno avuto tanti decessi, decessi di persone rimaste giorni sotto ossigeno, ma che non sono state sottoposte a tampone. Vorrei che anche le altre Rsa dicessero quanti morti hanno avuto, quanto ossigeno hanno erogato».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 23 Aprile 2020
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