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Orto e coronavirus: “Si può coltivare, ma non nelle seconde case”

Il governo precisa le modalità con cui si possono svolgere attività negli orti: la produzione per autoconsumo è consentita a patto che non diventi una "scusa" per raggiungere le seconde case

Orto Marchirolo maggio 2017

Chi ha un orto potrà continuare a coltivare, anche se non si trova nel proprio comune di residenza. Lo precisa il governo in un nuovo aggiornamento delle FAQ che approfondisce proprio il tema dell’agricoltura per uso familiare e pone alcuni limiti per le seconde case.

La coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo rientrano nel codice ATECO “0.1.” e sono quindi consentite -si legge- a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito”.

L’orto non dev’essere usato però come scusa per raggiungere le seconde case. “Per quanto concerne i giardini privati delle case diverse dall’abitazione principale e ubicate in un altro comune -spiega il governo- è consentita l’attività di cura e manutenzione solo da parte del personale incaricato che svolge attività imprenditoriale riconducibile al codice Ateco 81.30“.

L’unica eccezione riguarda le situazioni di emergenza. “Per i proprietari o locatari l’accesso alla seconda casa -si puntualizza- è consentito solo se dovuto alla necessità di porre rimedio a situazioni sopravvenute e imprevedibili (quali crolli, rottura di impianti idraulici e simili, effrazioni, ecc.) e comunque secondo tempistiche e modalità strettamente funzionali a sopperire a tali situazioni. Resta fermo altresì che nei territori dei Comuni per i quali è stata dichiarata un’emergenza fitosanitaria continuano a potere e dovere essere eseguite su tutte le superfici, anche di limitate dimensioni, le buone pratiche agronomiche ed ambientali prescritte dalle competenti Autorità fitosanitarie”.

Pubblicato il 21 Aprile 2020
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