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La sinistra su Accam: “Troppe opacità. È venuto il momento di chiudere”

Stelluti, Altieri e altri rappresentanti della sinistra cittadina fanno sapere la loro posizione in merito alle vicende economiche e giudiziarie della società che gestisce l'inceneritore di Borsano

aldo altieri carlo stelluti

La sinistra bustocca batte un colpo alla porta di Accam per chiedere conto di quello che sta avvenendo nella società che gestisce l’impianto di smaltimento rifiuti di Borsano. Un gruppo di pensatori liberi tra i quali Carlo Stelluti, Aldo Altieri, Sergio Barletta e Maria Gemma De Lellis, hanno deciso di far sentire la loro voce: «Non siamo una formazione politica ma un gruppo di persone che hanno una base comune e che prova ad attivare la dialettica politica della città che a noi sembra scarsa».

Sulla situazione disastrosa dell’impianto è Stelluti a presentare un’analisi della situazione attuale: «Accam ha quasi 50 anni e l’impianto di incenerimento dimostra gli anni che ha nonostante i tentativi per migliorarne l’efficienza.  Il 30 aprile scorso approvato piano economico finanziario, è passato per il rotto della cuffia con grande dissenso da parte dei comuni dell’area metropolitana milanese. Abbiamo analizzato il piano voluto dal sindaco di Busto Arsizio che propone ai soci di ripianare i debiti (9 milioni) investendo nella sistemazione di tutto l’impianto con i comuni che dovranno contribuire al risanamento, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini».

Le domande che scaturiscono dall’analisi: «Perché bisogna fare tutti questi investimenti per poi chiudere l’impianto? C’è evidentemente l’intenzione di cederlo ai privati nel 2027. Il piano prevede che il 51% delle quote finiscano nelle mani del Comune di Busto Arsizio e nel rimanente 49% potranno entrare anche i privati. In futuro il core business saranno i rifiuti speciali ospedalieri. Alla fine con soldi pubblici si andranno a smaltire rifiuti i dei privati».

Cosa propone la sinistra: «Accam non sta più in piedi dal punto di vista economico, tecnico e finanziario. È evidente che è necessario chiudere definitivamente l’ inceneritore. Inoltre sappiamo che Accam non può essere una società in House e per questo va chiusa. Bisogna costruire una nuova società pubblica che abbia una logica diversa dall’incenerimento, ad esempio passando ad una economia circolare.  Infine c’è la questione dell’incendio di gennaio dopo il quale è emerso che l’impianto era senza assicurazione da 4 anni con l’intento di risparmiare qualche soldo. Una leggerezza assurda che costa un milione di danni. Con quei soldi sarebbero stati coperti premi assicurativi fino al 2080. Chi ha sbagliato tiri fuori i soldi, invece di chiederli ai comuni soci».

Stelluti parla anche dell’arresto del consigliere comunale Paolo Efrem, lo scorso 13 luglio e dell’obiettivo della ‘ndrangheta di portare rifiuti ad Accam: «C’è un’opacità nelle relazioni relazioni tra Efrem, Carmine Gorrasi e Nino Caianiello, finiti nell’inchiesta Mensa dei Poveri».

Per la sinistra, infine, «le modalità di gestione di Accam sono state poco corrette e poco trasparenti. La magistratura farà piena luce sui reati ipotizzati ma anche su come è stata gestita Accam nel corso degli anni. Per questo l’attuale cda dovrebbe presentare le dimissioni. Serve forte discontinuità col passato».

Stelluti, Altieri e gli altri pongono anche 3 domande al sindaco: «Chi ha collaborato alla stesura del piano di Accam? Si dice che sono stati versati 3 milioni di euro ad Accam da parte di privati. Chi sono? Per quale motivo li ha versato? Chi sono i privati che dovrebbero acquisitore Accam?».

Aldo Altieri conclude: «Antonelli ha fatto pressione anche sul Pd per far votare questo piano che è un obrobrio. Cassani ha attaccato violentemente i sindaci contro il piano. Questo fa capire il clima che c’è attorno a questa vicenda. Prima si chiude questa storia è meglio è. Anche i più moderati di destra lo hanno ammesso».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Settembre 2020
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