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Accam, i Verdi ecologisti di Busto Arsizio: “Declino causato da sindaci plenipotenziari”

Secondo il gruppo politico ambientalista la causa dei disastri che si sono succeduti attorno all'inceneritore di Borsano sarebbe da addebitare al sistema elettorale dei sindaci

accam post incendio

Di fronte alla presente crisi generale della società europea ed occidentale, travagliata dalla scarsità di giustizia, di risorse in esaurimento e di caduta dei valori del XIX° secolo, la pluridecennale storia del Consorzio Accam evidenzia le profonde criticità della nostra ricca Lombardia.

Noi, Verdi Ecologisti, siamo convinti che risieda nella personalizzazione delle giunte e delle figure dei sindaci uno dei problemi più grossi, iniziata con il meccanismo dell’elezione diretta del Primo cittadino e la contemporanea retrocessione dei Consigli comunali a meri organi di facciata, slegati dalle dinamiche dei partiti, questi quali autentiche colonne della democrazia nei territori.

Con l’elezione e il sistema maggioritario dei comuni italiani le minoranze consiliari si sono ridotte, contestualmente perdendo la capacità di manovra e di democrazia con le quali la Repubblica democratica italiana è cresciuta per mezzo secolo, almeno fino al 1993.

Le minoranze hanno visto la drastica riduzione del loro ruolo democratico di acquisizione delle informazioni sulla città e di allargamento alla popolazione dei fatti nei municipi d’Italia. E’pertanto conseguente che nel Consorzio i ventisette soci abbiano iniziato a scappare ognuno su propri itinerari di campanile, lasciando il ruolo politico comune e rinchiudendosi nelle stanze degli autoritari poteri municipali come si sono costituiti dal 1993.

Nel frattempo, Accam è stata manipolata e tramutata in macchina mangiasoldi, fabbricante di denaro per i pochissimi al potere; fatti e malversazioni entrate da anni nelle scritture dei magistrati inquirenti. La conclusione a cui è giunta l’Assemblea dei soci Accam di ieri, 14 ottobre, non è che l’ennesimo episodio delle divisioni dei gruppi virtuali all’interno del Consorzio, privi di coesione politica e carenti nel senso della missione al bene comune. In questa tremebonda situazione è assente il convitato principale, Regione Lombardia, malgovernata negli obiettivi e nelle spese pubbliche. Hanno voglia di proclamare che in Lombardia ci sono troppi inceneritori mentre nulla fanno per chiudere i più vecchi e quelli insostenibili, come l’inceneritore di Borsano ad esempio !

Espressa chiarissimamente la latitanza e l’ignavia delle Lombardia doppiogiochista in tema ambientale, riteniamo che al Consorzio Accam sia l’ora del fischio finale della partita per quanto riguarda sia l’inceneritore, sia l’unione dei comuni.

Chiudere tutti i conti pendenti e prendersi le responsabilità del fallimento davanti ai propri cittadini sarà l’inizio per altre aggregazioni e, soprattutto, per togliere il paravento di Accam nel fondamentale tema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, quello che inizia dalla loro riduzione.

Pubblicato il 20 Ottobre 2020
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