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Alla Padregnana il ricordo dei partigiani torturati e gettati nel Naviglio Grande

La commemorazione del 13 ottobre 1944 è sentita nella zona tra il Ticino e il Rhodense, da cui venivano i quattro patrioti uccisi dalle Brigate Nere

Altomilanese generica

Alla Padregnana di Robecchetto si è tenuta la commemorazione dei quattro partigiani uccisi e gettati nel Naviglio Grande dai fascisti, il 13 ottobre 1944.

La commemorazione  è sentita nella zona tra il Ticino e il Rhodense, da cui venivano i quattro patrioti uccisi dalle Brigate Nere: erano presenti i sindaci o assessori dei Comuni di Robecchetto con Induno, di Rho, di Pregnana Milanese, di Castano Primo, Cuggiono, Magnago.

Ovviamente il cippo è stato onorato anche dalle sezioni Anpi di Turbigo, Castano, Vanzaghello, Cuggiono/Inveruno, Casorezzo, Arconate (fra i relatori anche il professor Giuliano Cipelletti a nome dell’ ANPI di zona.

Presenti numerose rappresentanze delle associazioni D’arma e delle famiglie dei Caduti. Alcuni dei partecipanti – ogni anno – arrivano fin qui anche in bici, lungo la ciclabile: il naviglio che nell’autunno 1944 trasportava i corpi dei quattro giovani, oggi tiene insieme Castanese, Rhodense, Ovest Ticino.

«La cerimonia -. ha sottolineato Mario Anzani di Anpi Rho – è più sommessa quest’anno, non ci sono le scuole e i pullman organizzati: dobbiamo avere comportamenti consoni per evitare il contagio da Covid e sono sicuro che Alfonso, Alvaro, Pasquale e Luigi avrebbero compreso la scelta e avrebbero condiviso questa scelta, per il bene comune».

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La scheda del progetto “I luoghi della memoria” proposto da Anpi, Fivl e Ecoistituto del Ticino ricorda così l’episodio dei quattro giovani partigiani rhodensi:

Durante un rastrellamento, nell’ottobre del 1944, cinque partigiani di Rho furono arrestati dalle milizie fasciste della Brigata Resega.
I giovani si chiamavano: Cesare Belloni, Alfonso Chiminello, Alvaro Negri, Pasquale Perfetti e Luigi Zucca.
A lungo rimasero nelle mani dei loro torturatori, sottoposti a indicibili sevizie.
Infine, la notte del 13 ottobre 1944, furono tradotti in questo luogo, fucilati e gettati nelle acque del Naviglio.
Cesare, ferito ma ancora vivo, riuscì a salvarsi fingendosi morto.
Soccorso dai contadini di una cascina, fu poi in grado di testimoniare ciò che era accaduto.
I corpi martoriati di Alfonso, Alvaro, Pasquale e Luigi furono rinvenuti nei giorni successivi lungo il corso del Naviglio.
Furono ricomposti al Cimitero di Cuggiono, che custodì le salme fino alla Liberazione.
Infine, i quattro partigiani furono sepolti nel Cimitero di Rho.

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«Un ricordo che dovrà accompagnare noi e dopo di noi i nostri figli e i nostri nipoti perché la fiamma dell’antifascismo possa riscaldare ogni giorno i nostri cuori e le nostre anime», ha scritto Giuseppe Pignatiello, sindaco di Castano, in un post facebook successivo (con la foto che apre l’articolo). Alla commemorazione era presente anche il consigliere regionale Pd Carlo Borghetti, rhodense.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Ottobre 2020
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