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Il Teatro in Mostra porta Il Divorzio a Cardano al Campo

La compagnia di Como ha realizzato una versione teatrale del Divorzio all’Italiana di Pietro Germi, celebre commedia del secondo Dopoguerra con Marcello Mastroianni

Teatro in mostra como

È la prima trasposizione teatrale della «commedia tra le commedie». Divorzio all’italiana di Pietro Germi è uno dei capisaldi della commedia all’italiana: la compagnia del Teatro in Mostra di Como lo porterà a Cardano al Campo sabato 17 ottobre alle ore 21 nella sala Sandro Pertini di via Giuseppe Verdi.

Oltre che un ironico ritratto della mentalità e delle pulsioni di una certa Sicilia di provincia dell’inizio degli anni ’60 che prende di mira, con graffiate ironia e con un sarcasmo a volte feroce, due situazioni di arretratezza legislativa di un’Italia in pieno boom economico: la mancanza di una legge sul divorzio, che arriverà solo nel 1970 (e quest’anno, il 18 dicembre, festeggia i 50 anni dall’entrata in vigore), e soprattutto l’anacronistico articolo 587 del codice penale che regolava il delitto d’onore, che verrà abolito soltanto venti anni dopo.

Per partecipare bisognerà chiamare il numero 0331 266 270, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, o inviare una mail all’indirizzo cultura@comune.cardanoalcampo.va.it.

La trama

Sicilia, inizio degli anni ’60. Nell’immaginario paese di Agramonte vive il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè. L’uomo è coniugato con l’assillante Rosalia, donna bruttina che lo ama appassionatamente ma per la quale ha perso ogni attrazione. Fefè è infatti innamorato della bella e giovane cugina Angela e non potendo ricorrere al divorzio, non ammesso dalla legge italiana, decide di ricorrere al cosiddetto “Delitto d’onore”, ma per farlo dovrà prima trovare un amante alla moglie così da poterli sorprendere insieme, ucciderli e scontata una lieve pena per motivo d’onore sposare finalmente l’amata Angela.

Ma, tra calde notti estive al chiaro di luna e mandolini che suonano, il piano non andrà come Fefè spera e le cose si complicheranno.

Note di drammaturgia

«Divorzio all’italiana di Pietro Germi – spiega Magdalena Barile, che ha scritto la sceneggiatura della commedia – è una delle pietre miliari della commedia del dopoguerra. Il mio Divorzio ne ripercorre con una scrittura originale i nodi principali della trama, nel racconto di una società di cinquant’anni fa, che sembra lontanissima negli usi e nei costumi, ma che invece svela molti tratti inquietanti di somiglianza con il presente».

«Il delitto d’onore è stato derubricato solo pochi anni fa, con la legge n. 422 del 5 settembre 1981. Prima di allora gli uomini, e in casi rari le donne, che ritenevano di essere stati offesi nella loro dignità, avevano praticamente diritto di uccidere i fedifraghi, subendo pene lievissime e ottenendo il plauso dei benpensanti, Fefè Cefalù, barone decaduto di provincia, osserva la rovina della propria famiglia e sogna l’eliminazione spietata della molesta moglie Rosalia, per convolare con la giovane cugina Angela che scatena il suo desiderio. L’immaginazione, in questa commedia nera, gioca infatti un ruolo determinante. L’arrivo in città de La dolce vita di Federico Fellini scatena le pulsioni di un intero borgo agreste. Il luogo è inventato, Agramonte, ma nella realtà si trattava di Ispica, Ragusa. Le donne sono segregate in casa, a parte durante il passeggio della domenica per andare in chiesa e gli uomini tutti smaniosi di vedere “orge come quelle del tempo di Tiberio”. Proprio in quella notte di visioni tanto desiderate, quanto si immagina frustranti, comincia una clamorosa e divertente sequenza di colpi di scena in cui i sogni diventano realtà ma come al solito in modo molto diverso da quello che ci si aspettava. Oggi il divorzio esiste nella società italiana da oltre un quarantennio, ma i femminicidi, sempre più cruenti sono in aumento: la commedia esorcizza nella risata, ma rappresenta senza trucchi né orpelli i fatti del tempo. La Sicilia “antica” narrata da Germi risuona con certi echi minacciosi di oggi, rievocando gli amati classici del nostro cinema. Noi proveremo a creare un “bianco e nero teatrale” e a rappresentare una sicilianità grottesca e paradossale che diventa quasi l’archetipo di una realtà atavica e fuori dal mondo che però è vicina in maniera inquietante».

«Una pièce pungente – continua Barile – dove i protagonisti assoluti sono i cliché del perbenismo e del maschilismo di un’Italia d’altri tempi; in quella Sicilia di provincia si accentrano infatti, come sotto una lente caricaturale, i connotati di un’intera nazione, ancora oppressa, nelle leggi e nei costumi, da retaggi culturali arcaici. Ma nel contempo anche una partitura teatrale ironica, godibilissima e divertente come lo sono stati i capolavori di una certa “cinematografia all’italiana”. Il divorzio è un omaggio che il teatro fa a quel cinema che adesso non c’è più».

Pubblicato il 08 Ottobre 2020
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