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“Un movimento non può essere liquido per sempre”, il deputato Invidia soddisfatto dagli stati generali M5s

E sui dissidi nel movimento non si nasconde: "C’è uno scontro reale e molto netto, è inutile negarlo ma io preferisco chi prova a realizzare le cose e andare oltre le critiche"

nicolà invidia

L’avvio di una maggiore strutturazione territoriale, una maggiore definizione dei ruoli e anche i nodi venuti al pettine su uno scontro che innegabilmente sta attraversando il movimento: il deputato varesino Niccolò Invidia si dice soddisfatto dai primi risultati usciti dal round di consultazioni degli stati generali del Movimento 5 Stelle.

Deputato, dopo gli stati generali che si sono svolti nel weekend questa mattina La Repubblica titolava “I 5S diventano un partito”, è la sintesi corretta secondo lei?

Non mi focalizzerei troppo sulle definizioni. Partito, movimento. In politica c’è sempre una fisiologia che ha un suo divenire. Io credo che nell’organizzazione di chi si impegna per fare politica non si possa mantenere sempre una spontanea liquidità troppo a lungo. Il vero tema che mi sta caro è che mentre si costruisce un’organizzazione sia importante rimanere abbastanza creativi da evitare un’eccessiva burocratizzazione. Questo weekend abbiamo messo dei paletti ed enunciato dei principi, ora sarà interessante capire che tipo di sintesi si farà nelle prossime settimane perché questo è stato un punto di inizio di un percorso.

Cosa sono stati gli stati generali?

Circa 300 persone hanno discusso in incontri su zoom riportando la posizione frutto di numerosi incontri territoriali che si erano svolti precedentemente. Dalla sintesi alla quale siamo arrivati bisognerà passare ad un sorta di “decreto attuativo” su tre filoni di intervento: i principi e le regole, le tematiche principali del movimento, e l’organizzazione che ci si vuole dare sia dal punto di vista territoriale che centrale. Io seguivo in particolare questo terzo filone.

Lei è sempre stato fautore di una maggior strutturazione territoriale del Movimento, è soddisfatto?

Il fatto che non abbiamo mai avuto un’organizzazione definita ci ha danneggiato e ci ha reso difficile lavorare. Un’organizzazione serve per tutto, per presentare le liste, per una maggior legittimazione sia internamente che esternamente. Tutte le persone che si impegnano davvero sul territorio, e non quelli che facevano solo post su Facebook, devono essere soddisfatti che si sia cominciato a lavorare in questo senso.

Cosa cambia nell’organizzazione qui in provincia?

Si pensa ad una struttura che riconosca i gruppi territoriali e comunali, quelli che una volta si chiamavano Meetup. Fino a questo momento non erano riconosciuti e i vari gruppi locali venivano chiamati “amici del movimento del tal comune” oppure “amici a 5 stelle della tal città”. Ora ci saranno dei gruppi riconosciuti e poi dei ruoli provinciali, regionali, e una governance ampia a livello centrale, una sorta di Cda. La cosa più importante di tutte, inoltre, sarà una suddivisione sul campo tra attivisti e simpatizzanti. Troppe volte abbiamo visto persone che si dicevano sedicenti attivisti ma non si vedevano sul territorio: erano registrati su Rousseau e postavano su Facebook. Ma questo non basta, sul territorio c’è chi si impegna davvero e deve essere riconosciuto.

Dove vi vedremo impegnati in vista delle prossime scadenze elettorali?

Saremo impegnati per le elezioni a Varese. Ma i gruppi locali sono al lavoro anche su Gallarate, Cairate e Busto Arsizio.

Durante gli stati generali si è parlato molto anche delle divisioni che ci sono nel Movimento. Quanto sono sentite al vostro interno?

Nel Movimento c’è uno scontro reale e molto netto, è inutile nasconderlo. C’è un’evidente faglia che si muove internamente. Io per fortuna durante gli stati generali ho visto che la maggior parte degli interventi, da quelli di Fico a quelli di Di Maio, erano molto costruttivi.
Dobbiamo capire il percorso che è stato fatto: io mi occupo di innovazione e in questo la politica è come una startup, quando si ha un’idea e poi la si comincia a sviluppare questa va rivista concretamente con le situazioni che si presentano. Va attualizzata, sviluppata, confrontata. In politica anche quando fai una cosa bellissima e raggiungi un risultato importante non è mai come l’avevi immaginato all’inizio ma è importante riconoscerlo. È la differenza tra chi vuole realizzare le cose e chi preferisce stare in panchina e criticare. Per me stare seduti e criticare il prossimo non è l’atteggiamento giusto.

Pubblicato il 16 Novembre 2020
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