Solidarietà ieri e oggi: la cooperativa Ferrotranvieri regala il pranzo sociale ai più poveri

È una piccola storia di solidarietà, raccontata oggi, ma con radici antiche: è la storia dei pranzi donati ai più bisognosi di Gallarate dalle cooperativa Ferrotranvieri.
«Il gesto rientra nella vocazione dello statuto in quanto la cooperativa Ferrotranvieri è nata nel 1946 e ha sempre operato per dare sostegno ai soci, ma non dimenticando mai gli altri» spiega il presidente Emilio Di Biase.
La cooperativa è stata costituita nell’immediato Dopoguerra, nel clima di rinascita delle forme associative dopo il fascismo (che aveva chiuso o fatto proprie tante cooperative, rosse e bianche): «Si chiamava ferrotranvieri perché allora a Gallarate esistevano anche i tram, che oggi ricordano solo pochi anziani» ricorda anche Giuseppe Davola, ex presidente della coop e ancora oggi socio.
Ogni anno, intorno al 6 gennaio, la cooperativa organizza il suo pranzo sociale: momento conviviale e anche per aggiornare tutti sull’attività della cooperativa, che possiede il fabbricato di fronte alla stazione caratterizzato ancora dal cancello in ferro con l’indicazione “Coop Ferrotranvieri” (nella foto, dove un tempo c’era il deposito custodito delle bici). Quest’anno però il pranzo non si è potuto tenere, vista la situazione sanitaria ancora delicata: la cooperativa ha proposto così ai soci la scelta tra ritirare il pranzo da asporto o donare un pranzo a persone in difficoltà. La stragrande maggioranza dei soci hanno deciso di aderire e così la Caritas di Gallarate ha ricevuto – pronti al momento opportuno e concordato – oltre cinquanta pranzi, preparati con maestria dal ristorante Terminal, affittuario della cooperativa.
Un gesto di solidarietà semplice, dentro a una storia decennale di attenzione reciproca: «In questo momento – conclude il presidente Di Biase – è necessario far capire a tutti che non siamo soli e solo attraverso la collaborazione di tutti potremo sperare di superare questo difficile momento, pertanto questo è un gesto che non vuole essere una semplice donazione ma un abbraccio per ripartire tutti insieme».
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