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Casa Quadrelli, il castello dei mille particolari a Gallarate

Costruito alla fine degli anni Venti, l'edificio racconta una storia di famiglie ma anche come si è ampliata man mano la città

Casa Quadrelli

Quando è nata la casa, sul finire degli anni Venti, Gallarate iniziava e finiva più o meno qui, all’inizio di via Magenta, vicino all’ospedale.
«Anche dove oggi ci sono negozi c’erano appartamenti. Perché questa zona, che oggi è semi-centro, allora era isolata», racconta l’ingegner Franco Quadrelli, mentre mostra i disegni originali di “Casa Quadrelli”, edificio completato nel 1929, in forme neoromaniche.

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La casa oggi è al civico 13 di via Magenta, quasi di fronte alla via Pastori, da cui si accede all’ospedale di Gallarate. Negli anni dopo la Prima Guerra Mondiale era ancora una zona in effetti piuttosto isolata, dedicata a funzioni prevalentemente produttive, con diversi fabbriche più o meno grandi, l’ospedale, il macello cittadino (che era nell’area di fronte all’attuale ospedale, oggi parcheggio). Oltre la casa Quadrelli si era già in campagna: oltre quel punto la via Magenta sfumava nella “strada per Turbigo” e fino al centro storico di Arnate lungo la via c’erano solo un paio di stabilimenti industriali, le Officine Meccaniche Guenzani e la Tessitura Puricelli-Guerra, ancora circondate da campi e prati.

Appena arretrata rispetto alla via esisteva già un primo edificio della famiglia Mazza-Quadrelli, che ancora oggi chiude il cortile interno della casa. Il nuovo edificio fu invece disegnato in forme neomedievali, che possono richiamare un po’ anche il non lontano “ospedale vecchio” che Camillo Boito aveva disegnato mezzo secolo prima.

Rispetto ad altri edifici – come Casa Marcora – il carattere di “castello” urbano è ancora più marcato, con la presenza della torretta e per due paia di archi decorativi che vogliono ricordare le aperture per le catene ponti levatoi dei manieri medievali (un paio affianca proprio l’androne principale del palazzo).

Casa Quadrelli

Storia di famiglia

Abitazione della famiglia Quadrelli fin dalla costruzione, la casa racconta – indirettamente – anche una storia di crescita famigliare: «Mio nonno Paolo era un capomastro che si era messo in proprio, mio papà geometra, io sono ingegnere: mio papà mi ha detto che un geometra non bastava più» racconta ancora l’ingegner Quadrelli, sfogliando i disegni originali ancora custoditi dal suo studio.

Casa Quadrelli

Frutto dell’inventiva del nonno, il progetto fu poi formalizzato e firmato dagli architetti Armando Ghiringhelli e Ulderico Bottoli, con studio in via Manzoni a Milano, come si legge nelle tavole presentate all’ufficio edilizia del Comune e oggi conservate all’Archivio di Stato di Varese (sui disegni si legge anche la firma della proprietaria, la signora Giovanna Quadrelli Mazza, e del costruttore, appunto Paolo Quadrelli).

Appartamenti, negozi e un “ritiro” in torretta

I disegni originali custoditi a Gallarate e quelli ufficiali depositati a Varese offrono anche la possibilità di ricostruire la ripartizione originale dell’edificio, con due rampe di scale distinte, attraverso cui si accede ai piani superiori.

La divisione originale prevedeva tre appartamenti al primo piano, altri tre al secondo e poi ancora uno spazio sulla torretta, «dove sono cresciuto» dice sorridendo l’ingegnere. Gli appartamenti erano articolati per lo più su tre locali più il bagno con vasca, uno standard borghese per quei tempi.

casa Gallarate

La malta e le rotaie del tram: la nascita di una casa a Gallarate

«La costruzione iniziò nel 1929» continua Franco Quadrelli. «Mio papà Fiorenzo era stato bocciato a scuola e ha fatto l’estate a lavorare con la malta e il secchio».

Nel raccontare lo stabile l’ingegner Quadrelli può svelare – da tecnico – anche una serie di dettagli legati alla costruzione. «I mattoni furono immersi in olio di lino, per impermeabilizzarli: non hanno avuto alcun degrado in vent’anni. Mentre una curiosità riguarda l’armatura dei solari, che fu realizzata utilizzando delle leggere rotaie del tram di Varese, che erano dismesse».

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I negozi sotto casa

Al piano terra, oltre all’arco del portone d’ingresso, il fronte su via Magenta è ritmato oltre che dall’androne del palazzo anche da sei aperture ad arco, affaccio di locali pensati per negozi ma a lungo poi occupate solo da abitazioni, proprio per la posizione periferica che la casa aveva almeno fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (anche il frequentato ospedale, assai più piccolo di come è oggi, era tutto sommato ancora distante, a un centinaio di metri). Solo la porzione d’angolo venne fin da subito occupata da un esercizio commerciale.

Ancora oggi il piano terra ospita tre esercizi commerciali. Il più antico – proprio nei locali d’angolo – è il fiorista, della famiglia Cera: «Siamo qui da 52 anni, dal 1969» spiegano i titolari. Il fiorista è in qualche modo anche parte di un “indotto” dell’ospedale cittadino, che nell’arco di un secolo e mezzo ha dato forma al quartiere circostante, tra case di riposo, bar, negozi di materiale medicale. Tra gli ultimi ingressi – in una città che cambia – c’è anche un punto di ritiro con locker di Amazon.

Casa Quadrelli

Il bello della città

Il palazzo di via Magenta, come anche quello attiguo, crea l’ultima, vera cortina “urbana” al margine del centro: palazzi affacciati sulla via, con le vetrine aperte allo sguardo di chi passa.
A distanza di un secolo si può ancora apprezzare – se si alza lo sguardo – la ricchezza delle decorazioni, «un amore per il particolare che oggi non c’è più», almeno non nel grosso degli edifici che vengono realizzati.

Casa Quadrelli

La ricchezza – a ben vedere – non è nei materiali che invece sono semplici: il mattone, l’intonaco, la pietra grigia. È una ricchezza di cura del dettaglio già in fase progettuale, poi riversata dall’abilità di artigiani rimasti umili e anonimi, senza firma su alcun progetto: «Allora i graffiti venivano realizzati direttamente dai muratori, che avevano anche questa abilità».

 

Questo articolo fa parte della serie “Gallarate la città costruita”, che racconta la città di Gallarate attraverso alcuni edifici. Tutti gli articoli qui

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 12 Novembre 2021
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