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Vincenzo Nisi confermato segretario Fai Cisl dei Laghi. Nel settore alimentare 20mila profili verso la pensione

Lo ha eletto il congresso della Federazione agricola alimentare, ambientale e industriale. Completano la segreteria Emanuela Cetrangolo e Attilio Salvalaggio

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Il congresso della Fai Cisl dei Laghi (la Federazione agricola alimentare, ambientale e industriale italiana), tenutosi al Castello di Casiglio di Erba lunedì 15 novembre ha confermato segretario generale Vincenzo Nisi. A completare la segreteria Emanuela Cetrangolo e Attilio Salvalaggio.
(nella foto da sinistra: Massimiliano Albanese, segretario generale Fai Lombardia, Raffaella Buonaguro componente segreteria Fai Nazionale, Vincenzo Nisi, Emanuela Cetrangolo e Attilio Salvalaggio)

«Il settore alimentare non si è fermato durante il lockdown – commenta Vincenzo Nisi – essendo parte di quelle categorie considerate indispensabili. Alcune aziende hanno dovuto addirittura prevedere degli straordinari, per questo non abbiamo sofferto la crisi, ma guadagnato importanti posizioni, a livello nazionale, sul fonte dell’export. E grazie all’ottimo lavoro svolto dalle Rsu a tutela della salute dei lavoratori, in nessuna azienda dei territori di Como e Varese si sono registrati casi di Covid».

«In pieno lockdown – continua il segretario provinciale – abbiamo rinnovato un ottimo contratto nazionale, sia nei contenuti che negli aspetti economici, e non senza fatica siamo riusciti a rinnovare buona parte dei contratti provinciali. Non è stato semplice e ciò ha richiesto, in alcuni casi, anche l’organizzazione di presidi davanti alle Prefetture, con molti prefetti che si sono rivelati sensibili alle nostre rivendicazioni. Tra i temi che ci stanno molto a cuore e sui quali continueremo a vigilare c’è senza dubbio il caporalato, fenomeno da cui al momento i nostri territori sono immuni, ma rispetto al quale è essenziale non abbassare la guardia».

«Mentiremmo a noi stessi se non ammettessimo che dentro un quadro di generale positività per il settore non ci siano stati comparti che hanno sofferto più di altri, mi riferisco in particolare al mercato tradizionale horeca, che ha patito la chiusura degli alberghi e dei ristoranti, il che ha messo in seria difficoltà alcune aziende. Ad ogni modo gli scenari che si prospettano per il settore sono complessivamente buoni. Lo conferma il fatto che tutte le aziende alimentari che io conosco stanno cercando profili professionali importanti. E questo lo dobbiamo al peso dato alla formazione dal nuovo contratto nazionale».

A tal proposito fa scuola, a livello nazionale, l’accordo che la Fai Cisl dei Laghi ha raggiunto con l’Università dell’Insubria per la formazione di addetti con professionalità elevate. Oggi in Italia abbiamo ottime scuole, sul piano teorico, ma in difetto a livello pratico.
«Le aziende si sono evolute ad un ritmo così sostenuto – conclude Nisi –  che le scuole sono rimaste indietro, e non riescono a preparare adeguatamente i propri allievi. Siamo stanchi di avere bravissimi meccanici, che però quando entrano in azienda vedono i robot per la prima volta. Ecco perché sosteniamo con forza la necessità di percorsi di formazione continua, che incrocino scuola e lavoro. È stato calcolato che nei prossimi dieci anni dal settore agroalimentare italiano usciranno circa 20 mila profili che avranno raggiunto l’età della pensione. Da qui l’apertura di spazi che richiederanno sempre di più qualifiche e professionalità specifiche».

Pubblicato il 16 Novembre 2021
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