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Da Samarate a Sesto Calende, come funziona l’accoglienza di un gruppo di rifugiati d’Ucraina

In queste ore moltissimi ucraini arrivano in Italia grazie a rapporti di amicizia. La gestione delle persone non è facile né immediata: mentre il governo dà le prime risposte, continua un grande sforzo "dal basso". Dalle brandine alle nuove case, cosa succede nelle prime ore

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In queste ore tanti ucraini stanno raggiungendo l’Italia grazie a una serie di “missioni solidali” che coinvolgono associazioni, privati cittadini che si mettono alla guida, volontari di Protezione Civile e persino qualche sindaco. Ma come funziona l’accoglienza dei profughi una volta arrivati in Italia?

«Non mi piace la parola profughi, preferisco dire i nostri amici ucraini» dice Paola Puricelli, che a Samarate sta coordinando lo smistamento di mamme e bambini recuperati dall’Associazione Noi con Voi e dal “convoglio solidale” che abbiamo seguito anche con Varesenews fino al confine polacco-ucraino di Przemysl. La frase di Puricelli restituisce la particolarità di questa ondata di rifugiati (questo il termine corretto, avendo ricevuto lo status dalla UE): moltissime persone infatti hanno legami con famiglie italiani, soprattutto grazie ai progetti che per tanti anni – due generazioni, quasi – hanno portato in Italia in “bambini di Chernobyl”.

In questa situazione si trovavano gli ucraini – oltre settanta – recuperato dall’associazione Noi con Voi, che si sono aggiunti ad un primo gruppo che era arrivato grazie al viaggio di un sacerdote di Busto vicino all’associazione. E appunto: come funziona una volta in Italia? «Il collocamento immediato in famiglia è stato difficile soprattutto per i nuclei più numerosi, che non volevano dividersi» spiega Puricelli. Lunedì sera, all’arrivo dei mezzi dalla Polonia, Paola Puricelli aveva già una corposa lista di famiglie che avevano dato la disponibilità, il che ha consentito di trasferire il grosso dei rifugiati nel giro di poche ore, dopo la cena.

Il problema si è presentato appunto con i nuclei famigliari allargato più numerosi, composti magari da due sorelle o cognate con i relativi figli. In una condizione normale la separazione non sarebbe traumatica, ma per persone in fuga dalla guerra un’ulteriore divisione dei nuclei sociali è dolorosa. Per questo ci si è presi alcune ore e poi si è proseguito con lo “smistamento”, reso possibile dalla grande disponibilità di famiglie. «Una signora di Travedona Monate che ha alloggi ha fornito un appartamento a Sesto Calende. Dopo una notte un po’ agitata, ora stanno bene. Un’altra famiglia è andata ospite a Carnago, un totale di sette persone».

La notte è stata resa possibile dall’attivazione di altri volontari, di Protezione Civile Samarate e di Croce Rossa, che hanno fornito e allestito le brandine. «La situazione era già piuttosto complicata. Poi alle 3 di notte è arrivata un’altra famiglia di nove persone, che piangevano. Li abbiamo tranquillizzati e poi il giorno dopo si è risolta la questione della casa».

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La prima accoglienza predisposta all’oratorio di Samarate, lunedì sera

Complessivamente Paola Puricelli dice che sono quaranta le famiglie assegnatarie, che si aggiungono a quelle già attivate dopo il primo viaggio, mentre se si considerano anche tutte quelle disponibili (almeno per ora) per accoglienza si sale a 160. Il grosso sono a Samarate, Busto, Castano Primo. «C’è stata anche tanta disponibilità di altre persone per gestire questa fase complicata» dice Puricelli, che ha un negozio sullo stradone che si è trasformato anche in un punto di riferimento, segmalato dal cartello giallo-blu per l’Ucraina. «Tanti samaratesi dal cuore grande vengono a portarmi donazioni». Un aiuto sarà necessario anche per le famiglie che accolgono, che magari in estate ospitavano un solo bambino e ora si trovano a far fronte a nuclei di 4-5 persone. «C’è anche un pudore da parte dei nostri amici ucraini nel dipendere anche economicamente dalle famiglie italiane».

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Paola Puricelli (a destra nella foto) con Andrey, il ragazzino ucraino che ospitava già negli anni passati, e la mamma Oksana

Questa fase resta un po’ tumultuosa e auto-organizzata, anche se il governo italiano sta man mano rilasciando linee guida e prevedendo strumenti. Anche i Comuni cercano di restare in contatto con le esigenze: «Come Comune vorremmo orientarci alla fornitura e alla raccolta di  buoni spesa o tessere prepagate per il supermercato» spiega l’assessore al sociale Nicoletta Alampi. «Sarebbe un modo per non sconvolgere anche le abitudine alimentari delle famiglie». E per dare un po’ di normalità di vita.

L’assistenza sanitaria

Altro tema è quello dell’assistenza sanitaria. Il vademecum del governo per i rifugiati ricorda che chi arriva in Italia deve fare un tampone  molecolare o antigenico per SARS-CoV-2 “entro il 31 marzo 2022” ed “entro 48 ore” dall’ingresso.

«Vorremmo ringraziare tutti i medici di base e in pensione di Samarate, i pediatri, identisti della zona che si sono messi a disposizione, la clinica San Carlo a Busto, le farmacie samaratesi che hanno fatto tamponi gratuiti» dice ancora Paola Puricelli.

In altri casi i profughi arrivati per canali informali hanno dovuto fare tamponi privati con costi aggiuntivi, come ci segnalavano venerdì scorso alcuni lettori (uno, ad esempio, ha accolto i parenti della badante dell’anziana madre, nella stessa casa).

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L’arrivo in piazza a Samarate lunedì notte

I Comuni hanno in molti casi (come a Samarate o a Somma Lombardo) fornito i riferimenti per la dichiarazione di “Straniero temporaneamente presente” alle autorità di pubblica sicurezza. Ad esempio per il grosso gruppo arrivato lunedì a Samarate il Comune, con la Polizia Locale, sta contribuendo a seguire le pratiche di segnalazione degli stranieri ospitati in abitazioni private
La dichiarazione STP consente poi di avere assistenza sanitaria in caso di problemi. Le disposizioni del governo prevedono poi la possibilità di ottenere il  vaccino contro il Covid-19, ma anche quello per difterite, tetano, pertosse, poliomielite (che non tutti gli ucraini hanno). I rifugiati possono ottenere anchei test di screening per morbillo, parotite, rosolia e tubercolosi.

In caso di arrivi di numeri maggio, a questo – oltre che a gestire le prime ore di arrivo – dovrebbe servire anche il centro emergenziale che Regione Lombardia ipotizza al “Casermone di Gallarate” (qui l’articolo).

La normalità

Non è facile costruire una “normalità” per chi è in fuga dalla guerra. Certo i legami presenti agevolano le condizioni e c’è anche tuttaq una nuova rete di volontariato attivatasi. A Samarate un  magazzino di vestiti, generi alimentari, giocattoli è stato allestito dai volontari nella sala Pozzi, nel complesso di via Gelada a San Macario, con l’impegno di molte persone: da qui sono arrivati anche molti giochi per i bambini.

Ma soprattutto a “fare normalità” ci sono i rapporti personali: in questa emergenza l’accoglienza è il frutto non di uno slancio di generosità improvviso (e magari transitorio) ma soprattutto di un impegno solidale di anni. C’è un’attenzione a mantenere legami anche tra diverse famiglie. Ad esempio «la famiglia ucraina che alloggia a Sesto Calende è stata portata da famiglie di Samarate, che mantengono il contatto». In queste ore la situazione è ancora emergenziale, ma in futuro si pensa a iniziative che tengano insieme il gruppo di persone ucraine che in parte si conoscevano già (almeno i bambini e i ragazzini) e in parte sono venute a contatto in questi giorni.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Marzo 2022
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