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Alice e il suo inferno: a Gallarate uno spettacolo sui rischi dell’anoressia

Già quasi sold out il Teatro Condominio, per la pièce proposta dall'associazione Jonathan Livingston. "Un lavoro che ci ha coinvolto emotivamente"

anoressia Gallarate

L’anoressia è un mostro a due facce: da un lato ti lusinga con l’idea della bellezza, dall’altro ti uccide. Lo racconta lo spettacolo “L’inferno di Alice”, una pièce inedita che l’associazione Jonathan Livingstone presenta al Teatro Condominio di Gallarate domenica sera, 15 maggio, alle 21.

Un’opera teatrale in due atti ispirata ad una vicenda reale alla vita di Alice Perdoncin. «Alice era una bambina espansiva ed energica. Purtroppo a 12 anni ha incontrato la “bestia nera”» dice Alfonso “Fo” Siracusa, che con Beatrice Gasparini di Fan Production ha scritto la sceneggiatura.
Un coinvolgimento emotivo forte, che ha attraversato tutto il gruppo: «Durante le prove abbiamo sofferto insieme, ci siamo commossi insieme. Sono orgoglioso di tutti noi».

Lo spettacolo ha anche la particolarità di quattro scene «freezate», in cui la recitazione si ferma, il momento si cristallizza e un narratore mette in luce «le quattro fasi della malattia» che travolge le persone e anche le famiglie. «Dietro a questa opera teatrale c’è tantissimo lavoro su un problema su cui c’è poca consapevolezza».

Desiree Valdes interpreta la malattia, la voce che manipola le ragazze: «Il mio ruolo è il più ingrato, seppur il più interessante dal punto di vista attoriale» spiega Valdes. «Dare una visione pratica di cosa succede nella testa delle persone, di questa presenza soggiogante, aiuta a capire quanto reale e pericolosa sia questa minaccia» Anche qui il coinvolgimento emotivo è grande: «Io stesso ci sono passata anni fa: rivivere e rimettere in scena ha un grande impatto».

«Anche se non soffro di disturbi alimentari mi sento molto vicina al personaggio, perché illumina anche altre problematiche, come il bullismo di cui anche io sono stata vittima» racconta invece Melissa Bassetti, che interpreta la protagonista. «E da insegnante sono venuta a contatto con una allieva che sta vivendo questo problema».

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La giovanissima Melissa Lambertini interpreta invece la protagonista all’inizio dell’adolescenza: «Il problema si presenta sempre più presto: spesso le ragazze si vergognano di parlarne e mi piace pensare che questo spettacolo possono essere aiutate. Io stessa guardando le diverse fasi che mettiamo in scena mi sono resa conto che forse anche una mia amica è alle prese con questo problema».

Lo spettacolo è un’idea dell’associazione Jonathan Livingstone International ed è prodotto da Fan production e SdsAcademy. Partecipano al progetto anche associazione CAOS, associazione ARCA, associazione AMOR 2019 Il seme della vita al Teatro delle Arti (per informazione: info@jonathanlivingstone.eu).

L’associazione Jonathan Livingstone International

La mission della Jonathan Livingstone International -è incentrata su tre ambiti: educativo, ambientale e sociale. In merito all’ambito educativo e preventivo, l’attività dell’associazione è concentrata nello sviluppo di interventi relativi all’istruzione e formazione, operando tramite campus formativi, eventi informativi e dimostrativi e formazione extrascolastica.

«La nostra associazione – spiega Gianfranco Diomedi – si sta impegnando nel progetto Famiglia per la gestione delle problematiche come le dipendenze, il bullismo, la violenza sulle donne o appunto i disturbi alimentari. Una parte del ricavato dello spettacolo verrà destinata proprio ad un’associazione che lavora sui temi DCA».

Nel 2019 era già stato proposto un altro spettacolo teatrale il Seme della Vita, andato in scena al Teatro delle Arti per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 12 Maggio 2022
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