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Tra Coghi e Ottaviani a Cassano vince chi porta più persone a votare

Al primo turno la partecipazione è stata inferiore al 50% e girando in città (ma anche sui social) c'è un po' di stanchezza. E allora la partita per il nuovo sindaco si gioca sulla capacità di mobilitare. In una sfida senza salti nel buio

Cassano Magnago generica

Parco della Magana, tardo pomeriggio.
«Oh beh, ce ne son di cose da cambiare qui. Ma Poliseno ha fatto abbastanza bene, piuttosto che rischiare andiamo avanti così», dice l’uno. «E invece proprio per questo c’è da cambiare, scusum, e comunque il Coghi già conosce anche lui le cose».
Alla fine la scelta di domenica 26 giugno, al ballottaggio di Cassano Magnago, è tutta qui, in questo realissimo dialogo fatto tra bambini che giocano e ragazzi che fanno aperitivo d’inizio settimana: continuità contro discontinuità parziale.
Due metà del centrodestra che vengono – l’una e l’altra dal governo della città.
Senza salti nel buio, è una scelta di gradazioni, verrebbe da dire.

Da un lato l’esperienza di Coghi si accompagna con la discontinuità rappresentata dalla Lega, che viene dall’opposizione (e conserva anche un po’ lo stile, vedi la polemica di questi giorni sulle condizioni del cimitero). Dall’altra Pietro Ottaviani che con il gruppo di Poliseno e Fratelli d’Italia al primo turno ha calcato la mano sulla continuità del progetto e che ora invece trova una parziale spinta di rinnovamento nell’accordo con i civici di Progetto 2032.

La matematica sarebbe dalla parte di Ottaviani, che conta sul 35,6% di suoi voti e sui 15,9 di Dabraio, partendo dunque già da un consenso oltre il 50%. In netto vantaggio su Coghi, che ha preso poco più del 20% e non ha formalizzato alcun apparentamento (incassa però un inatteso, indiretto sostegno da Tommaso Police, il candidato del centrosinistra che ha fatto una sofferta, seppur quasi esplicita dichiarazione di voto)

Tutto già deciso? Proprio qui potrebbe annidarsi la sorpresa, forse non a caso cavalcata nei giorni scorsi dalle file di Coghi. Forza Italia ha polemicamente parlato di «un disegno preordinato e preparato da tempo da un occulto e infido suggeritore». Una frase per mettere il tarlo agli elettori cassanesi e forse anche  nelle file di Dabraio.

E di questi tempi – da Brexit alle elezioni in Francia delle ultime settimane – in politica l’idea che l’esito sia scontato si trasforma in un boomerang, spinge gli elettori a rivoltarsi a quel che sembrerebbe già deciso. Senza contare che dare per scontato un risultato rischia di far “rilassare” troppo presto chi è in vantaggio (a Cassano la mente va alla sfida del 2012, con l’inatteso sorpasso di Poliseno su Zaffaroni).

Riportare a votare

«Alla fine decisiva è l’astensione: qui metà della gente non ha votato al 12 giugno, adesso metà non sa neppure che si va ancora vota domenica. Vince chi porta la gente a votare» ragiona un dirigente del centrodestra (ma non diremo di quale centrodestra).

I numeri sono tutto sommato risicati: non si arriva a 9mila voti totali. E la capacità di richiamare di ogni candidato di portare “i suoi” alle urne diventa centrale. Da questo punto di vista Coghi ha dalla sua soprattutto una Forza Italia di marca ciellina compattissima (su 878 voti totali alla lista ben 818 sono con preferenze) che può andare davvero a cercarsi gli elettori uno a uno, se al voto di preferenza corrisponde – spesso – un rapporto personale. D’altra parte la lista di Ottaviani da sola ha mille e passa preferenze e a queste può aggiungere almeno una parte di quelle di Dabraio.

Clima surriscaldato e “guerra”

Il clima è acceso, anche se forse conquista – come sempre più spesso accade – più gli addetti ai lavori che il grosso della popolazione, in un contesto in cui uno su due non va a votare. Nei giorni scorsi la Lega faceva circolare un messaggio che diceva che “ora è guerra”, messaggio buono per mostrare determinazione e smuovere i propri. Dabraio ha colto la palla al balzo: «Qualcuno che fino a due giorni fa ci cercava e parlava di “amicizia civica“ oggi usa il termine “guerra”. Un termine che in questo periodo mi fa dire “Vergogna”».

Clima surriscaldato. Da vedere se questo sta infastidendo i cassanesi (e li terrà ancora più lontani dalle urne) o se invece contribuirà a mobilitare i militanti e gli elettori più convinti.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 21 Giugno 2022
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