Porcini “latitanti”: cronaca di una stagione particolare
L'agronomo Valerio Montonati fa il punto della situazione climatica nelle nostre zone e spiega quello che sta accadendo ai funghi
La stagione estiva 2022 volge verso il suo termine con svariati record climatico-ambientali negativi, rari eventi favorevoli con caratteristiche probabilmente effimere, pochi o pochissimi funghi porcini sulle nostre sempre amate montagne varesine.
Il caldo torrido che ha investito ripetutamente i nostri territori, accompagnato dalla piovosità quasi nulla di Varese e dintorni ha piegato prati ed alberi che, per difendersi dalla quasi totale assenza d’acqua nel terreno, hanno provveduto a perdere parte delle foglie quando queste non siano direttamente avvizzite sui rami minacciando direttamente la sopravvivenza dell’intera pianta. Vedremo la prossima primavera chi ce l’avrà fatta.
Rari acquazzoni, più simili alle ormai note “Bombe d’acqua” piuttosto che ai cari temporali di una volta, hanno colpito qua e là causando spesso problemi di allagamenti e danneggiamenti per la grandine eccessiva, nella misura e nella quantità, ma non hanno dato sostanziali benefici ai corsi d’acqua sempre più rinsecchiti e men che meno alla provvidenziale falda che segnerà un ulteriore deficit. Speriamo che le prossime stagioni restituiscano l’acqua mancante senza quegli estremismi che oggi, purtroppo, temiamo ad ogni scorger di nuvoloni tempestosi.
Il fiume Po ha segnato minimi di portata (specie in prossimità del delta) veramente storici mentre il Ticino (che ho osservato un paio di volte in sorvolo da Malpensa), benché solo parzialmente supportato da piogge più consistenti sulle Alpi di confine e svizzere (Val Leventina, Val Maggia, Val Verzasca Val Mesolcina e Val d’Ossola) pur decisamente in magra mi è parso ancora in grado di sostenere la propria biodiversità, a cominciare dalla fauna ittica (sentirò gli amici esperti ittiologi di Graia per avere delle conferme in merito).
Il lago Maggiore ha ugualmente registrato dei livelli minimi senza, tuttavia, raggiungere la misura del 2003 o il grado più basso di certe annate di fine anni ‘70 ed inizio anni ‘80 (quando il lago non era ancora regolato puntualmente) quando ricordo di aver percorso lunghi tratti di sponda asciutta alla ricerca di cucchiaini e rapalà impigliati nelle rocce in quel momento a secco.
Il lago di Varese, per contro, ha dato buone notizie di se specialmente sul lato della balneabilità benché questa sia anche legata, insieme alle buone attività di bonifica praticate negli ultimi anni, ad eventi pluviometrici intensi in grado di comprometterla periodicamente come ho già avuto modo di spiegare.
I boschi del monte Lema, tuttavia, mi sono apparsi sia a metà luglio che nelle uscite dell’ultimo fine settimana, in buono stato grazie, evidentemente, ad alcuni temporali che non sono mancati e che, se non hanno rimpinguato le portate di torrenti e ruscelli hanno garantito un minimo di apporto d’acqua al suolo il quale, insieme ai minimi di temperatura notturna generalmente sempre ben al di sotto dei 20°C hanno mantenuto faggete ed abetine in condizioni ancora buone.
I funghi, tuttavia, si stanno ancora facendo attendere nonostante, personalmente, pronosticassi potenziali buttate di porcini anche prima di ferragosto.
Invano, nonostante telefonassi costantemente dal soggiorno olbiese agli amici fungiatt in quasi costante “monitoraggio” delle migliori fungaie di quella montagna, niente porcini e neanche parenti stretti o, perfino, qualsiasi altra specie fungina.
Qualche esemplare isolato di porcino lo si è cominciato a trovare dalla scorsa settimana con speranze di avvio di una buona buttata ma è finita subito lì, un esemplare il sottoscritto sabato scorso oltre il Pian di Runo e due esemplari e mezzo domenica con alcune russole e rare amanite avvistate con i partecipanti al corso di micologia presso il centro dell’alpe Giani a Dumenza accompagnati sempre dallo scrivente sulle abetine sotto la cima del Lema la domenica.
Cosa sta accedendo ? Come si evolverà la situazione ?
Difficile a questo punto fare pronostici, evidentemente, secondo le mie ipotesi, sul monte Lema non ha fatto poi così caldo da avviare la fruttificazione dei boleti e le piogge, che pur si sono viste, per altro abbastanza insistenti e non violente, evidentemente non hanno stimolato la riproduzione dei miceli.
Il permanere di giornate comunque calde e l’approssimarsi di qualche altro evento temporalesco saranno certamente utili per la creazione delle migliori condizioni climatiche utili ad una gran “buttata” di porcini che, tuttavia, anche spuntassero in abbondanza, temo potranno essere colonizzati di schiere di “camolette” così da sentire il classico ritornello: «Sono ancora fioroni, non sono questi… quelli buoni…».
Dovesse presentarsi questa condizione non ci sarà altro da fare che attendere l’inizio dell’autunno con quelle frescure notturne che garantiscono porcini di gran qualità.
Buon divertimento a tutti gli appassionati.
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