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I ragazzi delle scuole “custodi” delle pietre d’inciampo e della memoria

A Varese saranno due scuole medie a prendersi cura delle nuove pietre in ricordo dei deportati: è una delle azioni previste dal progetto curato da Anpi provinciale. Ma i piccoli segni della memoria diventano spesso occasione di coinvolgimenti dei più giovani

 Clara Pirani

Quei quattro blocchetti infissi sul marciapiedi a ricordare quattro nomi avranno i loro “custodi”, i ragazzi delle scuole medie di Varese e di Jerago. Saranno loro, nei prossimi anni, a tenere pulite le “pietre d’inciampo” posate venerdì scorso a Varese, a ricordare i deportati Calogero Marrone, Mario Molteni, Luigi Morellini e Attilio Paolo Vergani.

Le Pietre d’inciampo sono un progetto monumentale europeo ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig per tenere viva la memoria di tutti i deportati assassinati nei campi di sterminio nazisti: cubetti di cemento ricoperti da una lastra di ottone in cui sono incisi nome e date di nascita e di
morte delle vittime dei campi di sterminio. Presenza fisica nelle strade, dai quartieri di periferia delle città ai centri storici dei piccoli paesi.

Negli anni in cui stanno scomparendo gli ultimi testimoni, quei blocchetti che compaiono nei luoghi della vita di ogni giorno possono diventare un richiamo alla realtà: gli orrori del nazifascismo ci sono stati davvero, hanno toccato la vita di persone travolte dall’orrore. Un messaggio che – nella concretezza tangibile – può far presa anche sui più giovani. E anche per questo tante iniziative hanno coinvolto i ragazzi delle scuole.

Succede ad esempio con le pietre d’inciampo posate per iniziative di Anpi Provinciale Varese, in particolare della presidente Ester De Tomasi e della ricercatrice Francesca Boldrini.
«La Commissione Scuola Anpi, attraverso il progetto “Pietre d’Inciampo in provincia di Varese”, intende promuovere una crescente partecipazione di insegnanti e studenti alla condivisione della memoria collettiva, per conoscere e ricordare i protagonisti di una pagina del nostro passato che ci riguarda, perché ci serve per capire il presente e progettare il futuro».  «Secondo la Commissione Scuola Anpi «solo attraverso il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole cittadine si otterranno positivi effetti sulla riflessione condivisa sui valori universali alla base dell’esistenza umana, in modo che la posa delle pietre non si riduca ad un freddo evento istituzionale».

Generico 30 Jan 2023

In alcuni casi la cura è vera, fisica: «Le quattro pietre posate a Varese venerdì 27 gennaio sono state affidate agli studenti della scuola Vidoletti di Varese e agli studenti della scuola Nuccia Casula del comprensivo di Cavaria, che avranno il compito di andare a verificare le pietre, per curarne la manutenzione, sollecitando l’amministrazione comunale, affinché ne abbia cura».

scuole Maino Cassano Magnago

In altri casi si è passati da una conoscenza delle singole storie: «Alla scuola secondaria di primo grado Maino di Cassano Magnago hanno personalizzato il progetto Anpi riproducendo le Pietre d’inciampo, posate in provincia, sul vialetto principale d’ingresso della scuola, tutte insieme». Per coprire l’intero percorso di accesso alla scuola (nella foto sopra) sono state riprodotte anche altre pietre posate nei territori limitrofi, allargando la ricerca alle vittime della Strage di Meina, agli operai della fabbrica Franco Tosi e ad altri dell’Alto Milanese e del Comense. Una serie di schede di approfondimento completa l’allestimento presentato alla vigilia del Giorno della Memoria 2023.

Giorno della Memoria Gallarate

Anche in altre località il percorso di posa delle “pietre d’inciampo” ha coinvolto le scuole del singolo paese o città. A volte con un valore simbolico anche molto alto: a Gallarate ad esempio una pietra d’inciampo – posata per iniziativa delle locali sezioni di Anpi e Associazione Mazziniana – ricorda Clara Pirani, maestra e moglie del preside dell’allora liceo classico cittadino.
Un legame che ha portato gli studenti dei licei a partecipare nel tempo alle commemorazioni e ai percorsi di approfondimento.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 31 Gennaio 2023
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