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La difesa di Christina Bertevello, condannata per estorsione: “Sentenza ingiusta. Vado in Cassazione”

La modella-influencer commenta amaramente la condanna anche in appello per una vicenda che risale al 2019 nella quale il suo fidanzato avrebbe organizzato un sequestro a scopo di estorsione come vendetta nei confronti di un giovane

christina bertevello

Christina Bertevello non ci sta a passare per la cattiva ragazza: «Non ho partecipato a nessun pestaggio e nessun sequestro. Pago perchè vengo considerata responsabile a livello morale perchè ero la fidanzata di uno dei protagonisti di quei fatti e sono stata in macchina con loro ma ero all’oscuro di quello che è successo quando il ragazzo è stato picchiato».

Oggi vive a Lugano e prosegue la sua attività di modella-influencer con un milione di follower su Instagram ma il suo nome e la sua immagine sono tornati sui giornali per questa brutta storia che risale al 2019 e per la quale è stata condannata, anche in Appello, a 3 anni e 4 mesi per concorso in estorsione: «Mi ritrovo a difendermi da articoli che ricostruiscono la storia in modo parziale. Lo stesso pubblico ministero ha confermato che io non ho un ruolo attivo in questa storia».

La vicenda si sviluppa in un quadro socialmente allarmante in cui due gruppi di ragazzi si affrontano tra rapine, partite di marijuana da pagare, minacce e pestaggi. La vicenda parte dal luinese Daniele Del Monte che aveva rapinato il cellulare ad Omar Ampolo, all’epoca fidanzato della Bertevello, con la collaborazione di un ragazzo di 18 anni conosciuto da entrambi che avrebbe fatto da esca. Ampolo (che ha patteggiato 3 anni e 7 mesi, ndr), in tutta risposta, aveva organizzato la vendetta nei confronti del diciottenne e, insieme ad un gruppo di amici, lo ha sequestrato e legato ad un albero mentre alcuni suoi amici e la stessa Bertevello si sono recatu a casa della madre per estorcerle del denaro in cambio della liberazione.

È qui che la Bertevello viene tirata in ballo in questa storia ma da sempre la sua linea difensiva, portata avanti dal suo avvocato Stefano Bettinelli, insiste sul fatto che sarebbe stata all’oscuro di quanto stava accadendo e di non essere scesa dall’auto: «Sono rimasta in auto. Quelle persone che erano con me neanche le conoscevo. Avevo dato il mio telefono ad Ampolo perchè lui era rimasto senza, dopo la rapina che aveva subito. Prestare il telefono al proprio ragazzo non può costarmi una condanna così».

In buona sostanza sarebbe finita in una storia più grande di lei a causa del legame con un ragazzo sbagliato. «Dovrò difendermi anche in Cassazione. Avrà un costo per me ma devo uscire da questa vicenda a testa alta. Non solo per me ma anche per la mia famiglia» – conclude la ragazza.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 09 Marzo 2023
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