Il racconto dell’ingegnere varesina in prima linea nella ricostruzione della Turchia post-terremoto
Giulia Jole Sechi è una ingegnere civile di 34 anni: racconta la sua esperienza nel cuore del disastro e il lavoro per la ricostruzione di un paese devastato dal terremoto

La Turchia è stata colpita lo scorso febbraio da un terremoto devastante, con due scosse di magnitudo 7.8 e 7.5 che hanno causato distruzione e morte. Le testimonianze di quel dramma hanno riempito giornali e tg per giorni ma, come spesso avviene, il momento più difficile arriva dopo, quando si spengono i riflettori e la popolazione deve fare i conti con le conseguenze di intere città rase al suolo.
Giulia Jole Sechi è un’ingegnere civile di 34 anni originaria di Varese. Ci aveva portato la sua testimonianza da Haiti lo scorso anno dopo che anche quei luoghi furono colpiti da un sisma devastante: perché quello è il suo lavoro.
Oggi, infatti, ci racconta del suo nuovo incarico sul campo in Turchia con la società Miyamoto International, specializzata in attività di emergenza e ricostruzione post-terremoto. In questa testimonianza esclusiva, Giulia racconta la sua esperienza e il lavoro che la squadra di Miyamoto sta svolgendo per aiutare la Turchia a rimettersi in piedi.
“Non ho mai visto una cosa simile”, racconta Giulia, descrivendo l’impatto del terremoto sugli edifici residenziali. “Condomini collassati uno in fila all’altro. Edifici multipiano che sembrano le case delle bambole, con i muri esterni crollati e tutti gli appartamenti a vista.”

La situazione è stata aggravata dalla mancanza di diversità nelle tipologie costruttive, con quartieri di case “informali” sostituiti da condomini simili tra loro, che a volte mostrano delle mancanze dal punto di vista tecnico: “Pregi e difetti strutturali sono stati replicati in “quartieri copia e incolla”. A fine anni ’90 la normativa era stata aggiornata, ma anche se gli edifici costruiti dagli anni 2000 l’avessero seguita alla lettera e con materiali di alta qualità, l’accelerazione effettiva del terreno ha comunque superato quella prospettata dalla normativa. Insomma, è stato davvero un evento eccezionale”.
Giulia e il suo team di Miyamoto International stanno lavorando per capire quali edifici sono sicuri e quali no, quali hanno bisogno di riparazioni e come possono essere riparati. “Al momento i sopravvissuti sono molto spaventati e hanno paura a tornare nelle loro case e nei loro uffici”, afferma Giulia. “Magari vedono delle crepe e pensano che la struttura sia pericolosa, ma non è necessariamente detto.”

La ricostruzione della Turchia è complicata dalla situazione politica attuale, con le elezioni previste a maggio e il presidente Erdogan che fa molte promesse. Inoltre, la vicina Siria presenta ulteriori sfide, con il paese suddiviso in diverse aree di controllo. Nonostante ciò, Giulia e la squadra di Miyamoto sono determinati a fornire supporto tecnico a organizzazioni internazionali e locali per valutare i danni e pianificare la riparazione e il rinforzo degli edifici.
Il terremoto in Turchia ha causato oltre 57.000 vittime e, sebbene la maggioranza dei fondi umanitari sia attualmente destinata all’Ucraina, Giulia Jole Sechi e i suoi colleghi di Miyamoto International sono impegnati a svolgere un ruolo cruciale nella ricostruzione del paese e nel garantire un futuro più sicuro per la sua popolazione.

“Continuiamo a lavorare per fare la valutazione dei danni e della sicurezza degli edifici rimasti in piedi ma anche per elaborare una strategia per ripararli o anche rinforzarli – racconta Giulia -. Intanto sto facendo incontri drammatici e particolari. Come quello con Mehmet (nella foto). Lui lavora e dorme dentro al suo chiosco che sorge di fianco alla sua casa. Oppure Mustafa, che mi ha raccontato di quando nel suo quartiere su 10 condomini ne sono collassati 2. Lui si è svegliato per il terremoto, è rimasto nel letto e ha sentito il rumore del condominio di fianco al suo collassare, sperando che il suo rimanesse in piedi”.
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