I dati e l’intelligenza artificiale anticipano il futuro
L'analisi automatizzata delle informazioni è il futuro dell'industria e dei servizi, perché consente di guardare avanti e anticipare le scelte: il tema al centro del convegno Economix Lab. Ma all'Italia serve una scelta di politica industriale

I testi generati da chat Gpt, la falsa realtà creata dai software che elaborano immagini. Ma i dati e l’intelligenza artificiale, insieme, sono una grande occasione per un aspetto: incrociando migliaia di informazioni sanno predire il futuro. Che sia il momento in cui si consumerà un elemento di un macchinario, che sia “vedere” quando muterà il ciclo di mercato di un prodotto.
«Il dato non è solo un fattore tecnico, ma se ben gestito diventa un fattore competitivo» dice Susanna Jean, del gruppo Tim, nel corso dell’evento Economix Lab al Maga di Gallarate, un pomeriggio per fare il punto e lanciare stimoli su un tema che molti italiani iniziano a intravedere solo ora, guardando con preoccupazione.
«Anche noi giornalisti se vogliamo fare bene il nostro lavoro dobbiamo partire dai numeri» ha detto Silvestro Pascarella, direttore di Prealpina, introducendo i lavori del convegno organizzato dal quotidiano. «Ma è un’arma a doppio taglio, perché l’intelligenza artificiale rischia di sostituire il lavoro umano».
Dai giornalisti ai grafici, dai traduttori e doppiatori agli analisti, ci sono tante categorie che guardano all’intelligenza artificiale con preoccupazione (per il rischio di sostituzione del lavoro umano) ma anche con interesse (per la possibilità di ampliare le possibilità e ridurre i tempi di lavoro). Tema non di oggi, ma che in fin dei conti ha accompagnato ogni rivoluzione tecnologica, dai mulini ad acqua del medioevo alla macchina a vapore, dalla stampa di Gutemberg al web.
Nel saluto iniziale, inviato in video, il ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti ha definito «miope un approccio solo orientato alla regolamentazione e non all’innovazione», a partire dal livello europeo. L’Italia è certo nel novero delle nazioni avanzate, seppur con un divario tra esperienze di ricerca e industriali avanzate e un tessuto che complessivamente non è al passo (siamo 25esimi su 27 Paesi Europei per alfabetizzazione digitale).
Da un punto di vista dell’innovazione industriale si sente ancora. «Siamo sempre al traino di qualcun altro» sintetizza quasi brutale Riccardo Comerio, imprenditore e presidente dell’Università Liuc, che all’intelligenza artificiale ha dedicato la recente “Giornata della didattica”. «Nel 2011 il modello dell’Industria 4.0 è stato avviato dalla Germania, in Italia è arrivato cinque anni dopo e solo per effetto della leva agevolativa. Il 5.0 è molto diverso dal 4.0, ma anche qui siamo al traino: già nel 2018 in Giappone si parlava di Society 5.0, basata su digitalizzazione, green e valore delle persone». L’approccio italiano al 5.0 non è ancora ben definito, seppur anche qui si passerà – ovviamente – anche dalle agevolazioni come leva per avviare il cambiamento nelle aziende. «Il modulo trainante sarà l’agevolativo. In parte per fortuna, in parte direi per sfortuna: sembra mancare l’approccio di sistema che ha animato la Germania».
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale è già realtà, ma ancora da costruire. Susanna Jean di Tim sottolinea appunto come elemento centrale «la logica predittiva», sui cicli di mercato, sull’approccio ai clienti, ma anche sui processi interni, con la “manutenzione predittiva”.
Al convegno EconomixLab sono stati portati esempi di varia natura, compreso lo scenografico (ma realissimo) robot sviluppato da Oversonic e progettato per l’uso anche in ambito di assistenza sanitaria.
Tra le voci anche quella di Michele Grazioli di Vedrai che ha ricordato lo stupore che anche solo pochi anni fa suscitava l’idea di intelligenza artificiale. E nella dialettica tra timori e speranze porta l’esempio – per ora – della sua frontiera. «Noi abbiamo sviluppato un modello di simulazione di business plan. Che non toglie all’imprenditore la responsabilità della scelta, ma lo aiuta a calcolare e conoscere per tempo le conseguenze».
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