L’orso, il lupo e gli altri carnivori. Si può convivere?
Filippo Zibordi, zoologo e divulgatore, ha scritto un libro in cui racconta il viaggio nella vita di nove specie di animali per rispondere alla domanda: "gli uomini possono convivere con i carnivori nel terzo millennio?"
È uscito sul finale di quello che verrà ricordato come l’annus horribilis per la convivenza tra uomini e orsi, l’anno in cui si è verificata la prima aggressione mortale ad un uomo da parte di un plantigrado degli ultimi 150 anni. Di questo, ma anche del tormentato rapporto che ci lega ai lupi, e di linci, lontre e sciacalli, parla L’uomo e l’orso possono convivere? Cosa ci insegnano il lupo, la volpe e gli altri predatori in un mondo che cambia, pubblicato a fine novembre da Filippo Zibordi, zoologo e divulgatore che da 20 anni si occupa di ricerca e conservazione della fauna alpina, per Edizioni Dedalo. Lo abbiamo incontrato.
Iniziamo dal principio: come stanno gli orsi, i lupi e gli altri carnivori di cui lei scrive nel libro?
Dal punto di vista ambientale, la situazione è decisamente positiva, oltre che ancora molto “in divenire”. Grazie all’intervento diretto dell’uomo, con le reintroduzioni dell’orso e oggi della lince sulle Alpi, alle leggi di protezione e ad una maggiore tutela ambientale, complessivamente i carnivori stanno aumentando nel numero e nella distribuzione geografica, su Alpi e Appennini ma anche in molte altre zone del nostro Paese. E questo vale anche per le aree di maggiore interesse per VareseNews. Almeno 5 orsi hanno frequentato la Lombardia nel 2023 e uno sembra essersi stabilito in Val d’Ossola, dopo aver vagato tra Italia e Svizzera. Ancora più dinamica è la situazione del lupo che è riapparso spontaneamente anche in Lombardia dopo decenni di assenza. L’ultimo Rapporto Grandi Carnivori a cura di Regione Lombardia, che verrà reso pubblico nelle prossime settimane [e alla cui redazione ha preso parte anche Zibordi, per conto di Istituto Oikos, ndr], stima in regione la presenza di 6 branchi e una coppia nella zona alpina, 10 branchi nell’Oltrepò Pavese e 3 branchi più una coppia nelle aree di pianura. In provincia di Varese, il 2023 ha fatto registrare segnalazioni occasionali, probabilmente attribuibili a individui singoli in dispersione.
Una situazione positiva dal punto di vista ambientale ma non altrettanto si può dire sul piano sociale.
Il nostro rapporto con orso e lupo va al di là della realtà delle cose: per numerosi motivi, che affondano le radici nella storia di convivenza ma anche di lotta tra Homo sapiens e i grandi carnivori, noi percepiamo queste specie sulla base dell’emotività. Detto in altre parole, non importa quanti danni fanno i lupi in Lombardia (per la cronaca: 49mila euro risarciti in Lombardia nel 2023) o quante aggressioni gli orsi (per la cronaca: una sola, purtroppo mortale, negli ultimi 150 anni su tutte le Alpi italiane): quel che la gente percepisce dipende da altri “ingredienti”, che vengono cucinati ad hoc dalla politica o dai mass media. Nel 2023, ad esempio, il tema dei grandi carnivori è stato di grande interesse per la stampa locale lombarda, con una copertura mediatica pari a quasi 200 articoli solo per il lupo, di cui almeno un terzo con titolo o testo dell’articolo “negativi”. C’è dunque estremo bisogno di una comunicazione equilibrata e non di parte, che allontani isterie e paure ridando il giusto senso alla realtà delle cose. L’uomo e l’orso possono convivere? è un mio piccolo tentativo in questa direzione. Peraltro, anche il vostro giornale è un attore importante in questo contesto.
Già: dal 2021 Varese News è partner del Master Fauna HD, Professionisti della Comunicazione per la Fauna, l’Ambiente e il Paesaggio, promosso dall’Università degli Studi dell’Insubria e realizzato in collaborazione con Fondazione Edmund Mach, MuSe – Museo delle Scienze, Istituto Oikos e, appunto, il nostro giornale. Lei, Zibordi, fornisce supporto per il coordinamento didattico e gestionale: ci spieghi meglio di cosa si tratta.
Comunicare l’ambiente, la natura è urgente per arginare la perdita di biodiversità che stiamo vivendo, ma anche molto complicato per la condizione di multidisciplinarietà che caratterizza la comprensione delle dinamiche ambientali. Servono dunque figure professionali altamente qualificate, in grado di trasmettere le conoscenze sulle tematiche naturalistico-ambientali e dei paesaggi e sull’interazione di queste con l’uomo. Figure del tutto innovative nel panorama italiano che stiamo formando, grazie alla sinergia che si è venuta a creare tra l’Università dell’Insubria e i suoi partner: a ottobre scorso è partita la terza edizione, tuttora in corso, mentre i diplomati di quelle precedenti stanno hanno già raggiunto dei notevoli traguardi [come per esempio la mostra “Un sonno bestia”, di cui parliamo qui – https://www.varesenews.it/2023/12/un-sonno-bestia-gli-animali-che-dormono-fotografati-in-una-mostra-allinsubria/1798894/ndr].
Nel libro lei parla anche di animali meno appariscenti del lupo e dell’orso, e lo fa partendo da racconti autobiografici: ci spieghi come e dove ha incontrato queste nove specie.
Nel mio libro, tratto eventi autobiografici legati alle mie ricerche sul campo sulle Alpi e ad incontri fortuiti. Utilizzo queste esperienze come punto di partenza per affrontare le sfide urgenti legate alla perdita della biodiversità. L’obiettivo ambizioso è che la lettura non solo catturi l’attenzione e ispiri, ma fornisca anche un contributo significativo alla causa ambientale. Prendo spunto dalla martora per parlare degli investimenti stradali che mietono “vittime silenziose” sulle strade, milioni ogni anno. E dall’ermellino, il cui mantello diventa completamente bianco in inverno, per stimolare la riflessione sulla sorte di questa sentinella delle alte quote in un contesto in cui la neve è sempre più rara. L’obiettivo è coinvolgere il lettore attraverso racconti e curiosità sulle nove specie del libro, ma anche utilizzare questo interesse per affrontare questioni più ampie che coinvolgono tutti noi da vicino.
Parafrasando il titolo del suo libro: gli uomini possono convivere con i carnivori nel terzo millennio?
Non solo “possono”, o meglio possiamo perché oggi abbiamo a disposizione strumenti e tecnologie in grado di minimizzare gli eventuali conflitti, ma “dobbiamo”: se non riusciremo a individuare un modo per coesistere con la vita selvatica, perderemo infatti inevitabilmente la battaglia per la conservazione della biodiversità e quindi il mondo così come lo conosciamo.
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