Che fine ha fatto la petizione sull’ospedale di Gallarate inviata al Pirellone? “Regione dia una risposta”
Tredicimila firme erano state consegnate a fine settembre. "Il termine vincolante di 60 giorni è passato ma non ci rispondono"

Sono «arrabbiati», di fronte al silenzio tenuto dalla Regione: così si definiscono – con parola semplice e diretta – quelli della lista Obiettivo Comune Gallarate che hanno promosso e organizzato per tre mesi la raccolta firme a sostegno dell’ospedale di Gallarate.
«A distanza di diversi mesi dal deposito delle firme», Massimo Gnocchi e gli altri sostenitori di OCG hanno convocato una conferenza stampa. Per dire che «Regione Lombardia ha deciso di non rispondere, nel senso che la commissione sanità cui è stata assegnata la petizione avrebbe dovuto discuterla entro sessanta giorni, ma questo non è avvenuto».
La raccolta firme partita a luglio e conclusa a settembre aveva coinvolto decine di volontari, tanti esercenti che (prevalentemente a Gallarate, ma anche nei dintorni e a Somma Lombardo) avevano messo a disposizione i moduli. «Un momento di speranza e partecipazione», ricorda Massimo Gnocchi. Che ha voluto rivolgere un ringraziaamento particolare «e un saluto a Luca Chiaravalli, che è a Sanremo per dirigere due artisti, e che è uno dei tredicimila firmatari», che ha voluto far sapere di aver sostenuto la raccolta.

L’estate è ormai molto lontana e da tempo è superato il termine di 60 giorni dalla presentazione (avvenuta il 29 settembre) delle firme, entro cui il Pirellone avrebbe dovuto affrontare la questione. Che invece pare persa nei meandri della burocrazia regionale: «Vogliono che ci dimentichiamo e ci stufiamo di chiedere conto di questa petizione» sostiene Henry Maffiolini, uno dei promotori. «Non capisco come la stessa Regione possa ignorare e disattendere un regolamento che la stessa istituzione ha definito» continua Celeste Paracchini, presidente dell’associazione Obiettivo Comune (costituita l’anno scorso per dare maggiore solidità alla lista).
OCG ribadisce che la risposta è dovuta non alla lista civica, ma ai tredicimila firmatari. «Regione Lombardia dia una risposta a queste persone, abbiamo fatto tutto secondo le regole» conclude Gnocchi.
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