Un nuovo marchio per i tipici amaretti di Gallarate
Frutto di un lavoro fatto in Regione Lombardia con gli artigiani cittadini, il marchio sarà proposto da cinque pasticcerie e una panetteria, come garanzia di qualità e fedeltà alla ricetta

Un nuovo marchio, garanzia di qualità e fedeltà alla ricetta originale, per gli amaretti di Gallarate, uno dei due dolci “certificati” della provincia di Varese. Frutto di un lavoro fatto in Regione Lombardia con gli artigiani cittadini, è stato presentato oggi con un momento, presso la pasticceria Pagani, che ha coinvolto tutte le sei realtà che vendono gli amaretti “certificati”.
«Tutto è nato dall’idea di Francesca Caruso di fare degli amaretti un prodotto Igp» ha spiegato Massimo Gnocchi, uno degli artigiani coinvolti. «Un percorso complesso che – ci è stato spiegato dagli uffici regionali – valeva la pena fare per contrastare eventuali contraffazioni. Tutti poi, nel corso della procedura, abbiamo riconosciuto che non c’era questo rischio, ma ci è stato prospettato di creare un marchio di tipicità, con un marchio grafico riconoscibile».
Ed ecco dunque il nuovo marchio della “tipicità” degli amaretti, che caratterizzerà le produzioni delle realtà aderenti: la pasticceria Bianchi in centro, la Bianchi Giovanni e la Andrea Bianchi, la pasticceria Pagani, la pasticceria Gnocchi e anche lo storico forno Salmini, panetteria che ha due punti vendita, di cui quello storico si trova tra l’altro in via Mazzini, a pochi passi dal punto in cui si trovava (un secolo fa) il Furlandoni, l’artigiano che ideò gli amaretti con la tipica forma creata – secondo il racconto – da un gatto dispettoso.

«L’amaretto è sempre stato il simbolo della città, il prodotto che si regala a chi è in visita a Gallarate» ricorda Rocco Longobardi, assessore alle attività produttive.
«Da assessore al marketing, pur senza capitolo di spesa, io ho dato uno spunto, ma le diverse realtà hanno lavorato insieme per portare a casa un riconoscimento» ha riconosciuto Francesca Caruso, oggi assessora alla cultura in Regione, dopo l’incarico a Gallarate.

Il nuovo marchio è accompagnato da una parziale revisione del disciplinare definito una quindicina di anni fa: nello specifico sono state rese meno rigide le norme per l’uso dell’armellina, il prodotto naturale che dà l’amaro… all’amaretto.
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