La Fondazione comunitaria del Varesotto a Villa Oliva: VilLab è un modello da sostenere
A Cassano Magnago, la visita dei vertici della Fondazione alla sede di VilLab ETS: “Un luogo che unisce generazioni, promuove cultura e risponde a un bisogno reale. Qui nasce una comunità che guarda al futuro"

Un luogo simbolo del patrimonio architettonico del Varesotto che diventa casa e punto di riferimento per oltre settecento giovani. È Villa Oliva, nel cuore di Cassano Magnago, sede di VilLab ETS (ente del terzo settore), associazione nata per iniziativa di un gruppo di universitari e divenuta in pochi anni un esperimento virtuoso di aggregazione, orientamento e innovazione sociale.
A riconoscerne il valore sono stati anche i vertici della Fondazione comunitaria del Varesotto, in visita alla struttura con il presidente Federico Visconti. «La vera modernità di questa iniziativa è un patto tra generazioni – ha sottolineato Visconti, già rettore dell’Università Liuc di Castellanza -. Qui c’è fiducia, c’è responsabilizzazione, c’è un’idea di comunità che sa guardare avanti». A fare gli onori di casa, il sindaco di Cassano Magnago, alcuni assessori e il presidente dell’associazione Mattia Mosconi, 24 anni: «Abbiamo visto crescere una comunità, un luogo dove si può studiare, ma anche condividere progetti, idee, visioni. E sempre più spesso riceviamo richieste da altri territori: “Come si fa questa cosa qui?” Ci chiedono. È un segnale che questo modello funziona e può essere replicato».

Il modello, in effetti, è semplice ma potente: aule studio aperte tutto il giorno, in un contesto di bellezza, silenzio e cura, in un edificio settecentesco reso accessibile grazie a un patto tra i giovani, l’amministrazione comunale e il terzo settore. Un patto che, come ha ricordato Manuele Battaglini della cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, «non è magia, ma risposta a un bisogno reale: spazi sicuri dove studiare e sentirsi parte di una comunità».
Nata nel 2018 su impulso di Davide Giani, l’idea ha trovato forma concreta con l’ingresso nella rete di Fondazione comunitaria del Varesotto, in particolare grazie al progetto Gemme, che ha sostenuto il passaggio del gruppo da iniziativa informale a ETS“«Quel momento è stato fondamentale: ci ha permesso di crescere, strutturarci, imparare a gestire contabilità, comunicazione, relazioni istituzionali» ha raccontato Mosconi.
Oggi VilLab è un’associazione che propone eventi culturali, momenti di socialità e orientamento universitario, come l’OrientaDay, che ogni anno richiama centinaia di studenti delle scuole superiori. Un esempio che ha già generato effetti sul territorio. «A Cardano al Campo, Gorla, Albizzate ci chiedono come replicarlo – spiega Mosconi – e questo vuol dire che siamo diventati un punto di riferimento reale, non solo ideale”. La forza del progetto, ha evidenziato Visconti, sta anche nella capacità di aggregare generazioni diverse: «Questo progetto ha nella modernità il suo tratto distintivo che si esprime in un patto tra generazioni: da una parte ci sono i giovani con la loro spinta creativa e il loro entusiasmo, dall’altra c’è un’amministrazione aperta. L’atteggiamento con cui la città ha accolto questa proposta è altrettanto importante».
E anche l’amministrazione di Cassano Magnago – presente con il sindaco Pietro Ottaviani e gli assessori alle Politiche giovanili e al Sociale, Anna Lodrini e alla Cultura Alessandro Passuello – non nasconde la soddisfazione: «Da tre mandati, l’amministrazione punta molto sui giovani e gli eventi culturali: a fine giugno ci sarà un evento legato a un concorso nazionale di musica classica, con partecipanti da tutta Italia. Abbiamo appena concluso anche la stagione teatrale. Tutto questo nasce dalla fiducia che tutti noi riponiamo nei giovani. E questi ragazzi la meritano perché abbiamo riconosciuto il loro senso di responsabilità».
La rete costruita e costituita da Fondazione, Comune, cooperative, scuola, università, è la base su cui VilLab guarda al futuro. Nuovi progetti sono già in cantiere, tra cui un cineforum e iniziative con altre associazioni del territorio. «Non siamo speciali – ha concluso Battaglini – ma colmiamo un vuoto che esiste ovunque. E questo ci rende necessari».
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