I consiglieri minacciati a Gallarate: “Non abbiamo paura. Riflettiamo sul clima che si è creato”
Finiti nel mirino di un estremista spagnolo e su un account italiano, hanno voluto rispondere pubblicamente. Richiamando anche il livello di scontro raggiunto intorno al summit dell'estrema destra, "l'indicibile che ancora viene difeso"

Dopo il video in cui venivano messi “nel mirino” da un estremista spagnolo, i consiglieri e le consigliere comunali di Gallarate reagiscono: «Grazie a chi ci ha dimostrato vicinanza, siamo qui, a volto scoperto e a testa alta, a dire che non ci facciamo intimorire» ha detto Margherita Silvestrini.
«Difendiamo valori fondanti per garantire comunità inclusive e accoglienti: condanniamo tutto ciò che ha reso possibile questo clima. È stato legittimato un evento che ha dato la possibilità di proporre idee indicibili che pensavamo relegate.
Giovanni Pignataro ha voluto dare un quadro complessivo e più ampio di quel che è successo in un mese di dibattito intorno al Remigration Summit: «Quanto accaduto dopo il Consiglio comunale non può essere addebitato a una persona dissennata, ma è frutto di precise scelte politiche compiute fatte da chi governa Gallarate. Il sindaco ha concesso l’utilizzo del teatro, dopo che lo stesso gestore aveva fatto presente che forse non era opportuno. L’ha fatto per convenienza politica. Il vero problema riguarda anche gli altri consiglieri di maggioranza: il loro atteggiamento hanno creato un terreno fertile per le minacce che stiamo ricevendo».
«Si è difeso l’indifendibile, parlando ancora una volta di libertà di opinione anche per i fascisti. Poi ci arrivano anche tonnellate di parole di solidarietà: io preferisco non essere ipocrita». Pignataro ha criticato anche nello specifico: «Il consigliere Aspesi è intervenuto senza nemmeno aver letto l’emendamento presentato, che accoglieva molti dei punti proposti dal centrodestra. Luigi Galluppi da parte sua ha sostenuto che bisognasse dare spazio ai ‘bravi ragazzi’ per parlare. È questo il problema: si è difeso l’indifendibile».
Pignataro ha richiamato anche una dimensione più ampia: «C’è un network italiano che è attivo su Instagram, hanno nome e cognome, almeno loro si può arrivare: probabilmente sono in contatto con l’estremista spagnolo». Avete un’idea di chi abbiano preso i quattro nomi messi alla gogna? «Penso che qualcuno abbia dato loro i nomi, magari per sbaglio».
Davide Ferrari sottolinea un aspetto più politico: «Al di fuori dalle minacce e dalle parole più deliranti, dal video emerge però un’argomentazione che non è lontana da quella espressa dal sindaco. C’è un humus che fa paura, si contraèpongono i “buonisti” a chi dà soluzioni: Cassani è al governo da otto anni, e l’unica cosa che ha fatto per la sicurezza è mettersi una stella di latta e andare in giro da sceriffo. Preferiscono non gestire la situazione per poter proporre soluzioni che non portano da nessuna parte ma che alimentano una spirale negativa».
Aggiunge Massimo Gnocchi: «Noi vorremmo parlare di questioni concrete: siamo trascinati a dover discutere di questo per settimane» dice il consigliere civico di Obbiettivo Comune Gallarate. «Bastava ammettere che si è commesso un errore, invece si è preferito irrigidirsi. Le idee deboli sono pericolose, perché la politica deve saper arginare gli estremismi. Invito la maggioranza a fare lei una mossa riparatrice rispetto a quanto accaduto».
Gnocchi ha voluto poi ricordare il vero oggetto della mozione presentata: «Non era un attacco al sindaco, ma alla concessione della sala. La lista Cassani ha votato contro se stessa, contro ciò che aveva dichiarato il giorno del Remigration. Abbiamo chiesto che si cancellasse la parola ‘sindaco’ dal testo. Non l’hanno voluto. È chiaro che volevano trasformarla in uno scontro politico. Ma noi non siamo qui per le crociate ideologiche: siamo stati eletti per occuparci della città».
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