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In caso di violenza non conta il tempo di reazione: la Cassazione sul caso del sindacalista e della hostess di Malpensa

Il sindacalista della Cisl era stato assolto in primo grado al Tribunale di Busto e poi anche in Appello, con la motivazione che la reazione della vittima non era stata immediata. La suprema corte ha ordinato di rifare l'appello e ha chiarito i termini della questione

corte di cassazione

Il ritardo nella reazione della vittima non può più essere utilizzato per negare la violenza subita. Lo ha affermato la Corte di Cassazione, annullando la precedente assoluzione in primo grado al Tribunale di Milano e poi in Corte d’Appello e disponendo un nuovo processo d’appello in merito a un caso emblematico avvenuto all’aeroporto di Malpensa.

Il pronunciamento risale al febbraio scorso e riguarda il caso della hostess molestata da un sindacalista della Cisl in servizio a Milano Malpensa, durante un incontro tra i due per affrontare un problema di lavoro.

Nella motivazione la suprema corte chiarisce che il “ritardo nella reazione della vittima”, “nella manifestazione del dissenso”, è “irrilevante ai fini della configurazione della violenza sessuale”, perché la “sorpresa” di fronte a comportamenti impropri può porre la vittima nella “impossibilità di difendersi” nell’immediato.

La Suprema Corte ha stabilito che non esiste un unico modello di vittima, né un tempo prestabilito entro cui reagire per essere creduti. Ha riconosciuto il fenomeno del freezing, ossia il blocco emotivo che impedisce di difendersi di fronte a un’aggressione improvvisa. E ha ribadito un principio ormai imprescindibile: il consenso deve essere esplicito e chiaro, e in sua assenza, ogni gesto può configurare reato.

La Corte di Cassazione già a febbraio aveva disposto un nuovo processo d’appello che si terrà davanti alla Corte d’Appello di Milano.
L’assoluzione in primo grado e in appello aveva suscitato polemiche per la decisione dei giudici della Corte di Appello milanese, che avevano ritenuto che la condotta del sindacalista non avesse vanificato ogni possibile reazione da parte della vittima, considerato che l’episodio si sarebbe protratto per soli 20-30 secondi, lasciando così alla donna la possibilità di allontanarsi. L’ex sindacalista, già assolto in primo grado, si era difeso affermando che l’incontro con la hostess fosse di natura esclusivamente professionale.

Il ricorso è stato sostenuto dal centro antiviolenza e l’appoggio della CGIL e del Coordinamento BelleCiao.

Pubblicato il 17 Giugno 2025
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