Uccelli, lepri e aerei: a Malpensa nel 2024 oltre 80 impatti con animali, ecco cosa si fa per la sicurezza
Il nuovo rapporto ENAC fotografa l’aumento delle collisioni tra aerei e animali e illustra le strategie di mitigazione adottate nello scalo varesino. Crescono le presenze di aironi guardabuoi e rapaci nell’area

Il fenomeno del wildlife strike – ossia l’impatto tra aerei e fauna selvatica, prevalentemente uccelli – continua a rappresentare una delle principali sfide per la sicurezza aerea. Secondo il report 2024 dell’ENAC, nel nostro Paese sono stati registrati 2.618 impatti contro i 2.487 del 2023, confermando una tendenza in crescita trainata dall’aumento dei movimenti aerei (+7,22% rispetto all’anno precedente) e dalla presenza sempre più diffusa di specie attratte dagli scali aeroportuali.
Il documento appena pubblicato sottolinea come il 70-74% degli impatti avvenga in prossimità o all’interno dei sedimi aeroportuali, durante fasi critiche di decollo e atterraggio, e come la gestione ecologica delle aree limitrofe – attraverso piani specifici e unità di controllo della fauna (Bird Control Unit) – sia determinante per la mitigazione del rischio.
Milano Malpensa: numeri e specie coinvolte dalla lepre all’airone
L’aeroporto di Milano-Malpensa, con un sedime di 1.220 ettari e due piste da 3.920 metri, registra nel 2024 un quadro complesso: ci sono stati in tutto 214.511 movimenti aerei e gli impatti con i volatili sono stati 75 ai quali si aggiungono 9 con altri tipi di fauna. (Indice di rischio: 0,07, in lieve calo rispetto al 2023 con 0,10).
La fauna complessiva monitorata nell’area è aumentata significativamente, passando da 93.607 a 128.814 unità. Particolarmente rilevante è stato l’incremento degli aironi guardabuoi, passati da 500 a 30.000 esemplari, che ha determinato un picco di impatti da 0 a 6 eventi in un anno. Il gheppio resta la specie più impattata, seppur in calo da 42 a 19 eventi.
I mesi estivi – giugno, luglio e agosto – risultano i più critici per incidenze di birdstrike, con agosto che ha registrato due eventi con effetti sul volo, indicando quindi interferenze dirette con le operazioni aeroportuali.
Nel complesso nel 2024 gli impatti con animali selvatici hanno riguardato a Malpensa l’airone guardabuoi, la lepre, l’albanella minore, l’allodola, la cornacchia grigia, il gheppino, il nibbio bruno, il piccione, la piana, la rondine, il rondone, lo storno e il coniglio selvatico.
Cosa sono i bird e i wildlife strike e ogni quanto si presentano, a Malpensa e negli scali italiani
Habitat e fonti di rischio
Malpensa è circondata da aree boscate e urbane che offrono habitat ideali a specie come poiane, gheppi e cornacchie. L’habitat prevalente in airside è classificato come “Lande secche europee” (Calluna vulgaris), caratterizzato da micro-arbusti poco attrattivi, ma le zone periferiche restano esposte a colonizzazioni di uccelli e piccoli mammiferi (conigli selvatici e lepri). La presenza dell’insetto esotico Popillia japonica aggiunge una variabile gestionale per il controllo della fauna.
Sistemi di mitigazione in atto, dai laser ai dissuasori sonori
Tra i dispositivi utilizzati per dissuadere la fauna selvatica figurano strumentazioni acustiche di varia tipologia: quattro sistemi veicolari che diffondono richiami di allarme (distress call) per spaventare gli uccelli, tre dispositivi portatili destinati alle operazioni in punti specifici del sedime e ventidue cannoni a gas radiocomandati distribuiti lungo le piste, capaci di generare detonazioni controllate per allontanare stormi numerosi. A questi si aggiunge un sistema fisso sonoro che garantisce una copertura costante su aree particolarmente sensibili.
Non mancano le soluzioni di tipo visivo, come l’impiego di laser e aquiloni a forma di rapace: strumenti che simulano la presenza di predatori naturali e si sono rivelati efficaci nel ridurre la sosta prolungata degli uccelli sui prati aeroportuali, soprattutto durante le ore diurne e con buone condizioni di visibilità.
La gestione ecologica del verde rappresenta un altro pilastro della strategia: attraverso l’uso mirato di erbicidi lungo le recinzioni e l’asfaltatura di aree tecnicamente sensibili – ad esempio in prossimità dei sistemi luminosi di avvicinamento (PAPI) – si riduce l’attrattività dell’habitat per le specie nidificanti o in cerca di cibo. Parallelamente, sono in atto interventi di contenimento delle popolazioni di arvicole e piccoli mammiferi, che costituiscono una fonte di richiamo per rapaci come gheppi e poiane.
Inquadramento generale e costi
A livello mondiale, i wildlife strike hanno provocato fino ad oggi oltre 1.000 vittime e la distruzione di 759 aeromobili tra aviazione civile e militare. Negli Stati Uniti il costo annuale stimato supera il miliardo di dollari; in Italia, sulla base di stime comparate, si attesterebbe attorno ai 2,4 milioni di euro annui tra riparazioni e ritardi.
L’aumento degli impatti è correlato non solo al traffico aereo, ma anche alla crescita delle popolazioni di specie come il gabbiano reale, che in Italia ha più che raddoppiato la presenza negli ultimi decenni, superando le 60.000 coppie nidificanti.
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