La Camera Penale di Busto Arsizio dopo il suicidio in carcere: “Ridare dignità alle persone”
La nota degli avvocati arriva dopo la morte di un 61enne detenuto nel carcere di Busto Arsizio e punta il dito contro sovraffollamento, carenze strutturali e inadeguatezze del sistema

Un detenuto di 61 anni si è tolto la vita nel carcere di Busto Arsizio nella giornata di mercoledì 27 agosto. La notizia ha suscitato una forte reazione da parte della Camera Penale di Busto Arsizio, che in una nota durissima parla di «fallimento dello Stato» e denuncia le condizioni drammatiche in cui versano gli istituti di pena.
Il dolore e la denuncia
«La morte merita rispetto e dovrebbe imporre il silenzio. Ma certe morti non possono lasciarci in silenzio» scrivono gli avvocati bustocchi. La riflessione parte da un assunto preciso: quella di un detenuto che si suicida non è una tragedia individuale, ma un grido che chiama in causa l’intera collettività, e in particolare le istituzioni.
«Un suicidio è l’estremo grido di dolore di chi non è riuscito o non ha potuto chiedere aiuto – prosegue la nota – di chi non ha più alcuna speranza». Le carceri, si legge ancora, sono sempre più spesso una «cassa di risonanza di queste grida di dolore», rese più forti dalle condizioni di sovraffollamento, dalla carenza di personale e dall’inadeguatezza delle strutture.
La visita al carcere e le condizioni rilevate
La Camera Penale di Busto Arsizio ricorda di aver effettuato due accessi alla casa circondariale nel corso degli ultimi mesi. L’ultima visita risale al 5 agosto, quando i rappresentanti dell’avvocatura hanno visitato tutte le sezioni e raccolto testimonianze sia dei detenuti che del personale della Polizia Penitenziaria.
Nonostante gli sforzi evidenti da parte di chi lavora all’interno dell’istituto per garantire condizioni dignitose, «nessuno sforzo potrà mai essere sufficiente senza interventi normativi urgenti». Il riferimento è alla necessità di una riforma strutturale e profonda del sistema penitenziario italiano.
“Basta mistificazioni, serve dignità”
La Camera Penale respinge anche le narrazioni semplicistiche che talvolta emergono nel dibattito pubblico. «Sconforta leggere le parole di chi racconta che il sovraffollamento sia un deterrente o che i suicidi siano orchestrati dai boss della criminalità organizzata. È una narrazione falsa – si legge nella nota – buona solo per qualche titolo di giornale e qualche like sui social».
Il messaggio finale è netto: «Non è più tempo di mistificazioni, è tempo di restituire dignità alle persone, di restituire dignità allo Stato, di ascoltare queste grida di dolore».
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