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Bici, tenda e notte sotto le stelle: in viaggio da Busto Arsizio al mare

In auto sono poche ore, a suon di autostrade e gallerie. Ma in bici è un'altra cosa: un'esperienza di libertà, raccontano Filippo Corti e Alberto Calcaterra

viaggio bici busto

Andare da Busto Arsizio al Mar Ligure, in auto, chiede poche ore, a suon di autostrade e gallerie. Ma in bici è un’altra cosa: un’esperienza di libertà, la scoperta «che il viaggio vale quanto la destinazione».

Lo raccontano Filippo Corti e Alberto Calcaterra, due ragazzi di 22 anni con la passione per l’avventura, partiti appunto da Busto per una tre giorni in bici. In totale autonomia.

«Ad agosto abbiamo deciso di partire da Busto Arsizio e arrivare fino a Camogli in bicicletta, rendendo le nostre bici indipendenti con cucina, tende e tutto ciò che serviva per cavarcela da soli. L’idea era quella di vivere davvero l’avventura, capire come ci si sente senza comodità e affrontare tre giorni solo con le nostre forze».

«Il primo giorno abbiamo pedalato lungo i Navigli fino a Pavia e poi, attraversati Po e Ticino, siamo arrivati a Novi Ligure al tramonto immergendoci nei percorsi della via francigena, dopo ben 140 km». Tappa pianeggiante, ma ricca di tratti gravel, strade sterrate nella campagna.

«Il secondo giorno ci siamo trovati tra i sali-scendi dell’Appennino ligure, percorrendo le storiche strade di Fausto Coppi». Tappa da 63 km, terminata a Montoggio vicino a Casella, nell’entroterra di Genova, solo pochi chilometri in linea d’aria dalla metropoli e dal suo porto (ma con due valli di mezzo). Qui hanno dormito proprio in mezzo alle montagne, «circondati solo dal silenzio e dalla natura».

Infine, il terzo giorno: «con la stanchezza che si faceva sentire ma con la voglia di raggiungere il mare, abbiamo percorso gli ultimi 57 km fino ad arrivare a Camogli, e poi a Rapallo, concludendo così la nostra avventura».

In totale 261 km e ben 2.361 metri di dislivello positivo. «Non è stato per niente facile, anche se eravamo allenati e ben equipaggiati: la fatica è stata tanta, ma i panorami, i passi di montagna e le emozioni hanno ripagato ogni sforzo. È stata un’esperienza che ci ha insegnato ad apprezzare le piccole cose, a resistere e a valorizzare il viaggio tanto quanto la destinazione».

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«Speriamo che questa avventura motivi ragazzi e ragazze della nostra età, ma anche i più grandi, a non avere paura di partire. Sono esperienze così che lasciano dentro davvero tanto e che trasformano ogni chilometro in una storia da raccontare».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Settembre 2025
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