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“Per restare attrattiva, l’Italia ha bisogno di un fisco chiaro, stabile e competitivo”

Nella rubrica “La Materia del Giorno” abbiamo ospitato Davide Arancio, titolare dello studio Arancio Cislaghi, per fare chiarezza su uno dei temi più delicati del dibattito pubblico: le tasse

davide arancio materia giovannelli

Nella rubrica “La Materia del Giorno” abbiamo ospitato Davide Arancio, titolare dello studio Arancio Cislaghi, per fare chiarezza su uno dei temi più delicati del dibattito pubblico: le tasse. Dati alla mano, Arancio ha offerto un quadro storico e attuale della fiscalità italiana, soffermandosi su pressione fiscale, IRPEF, evasione e prospettive di riforma.

La parola “tasse” evoca spesso paura e diffidenza. Eppure, ricorda Arancio, è attraverso il prelievo che lo Stato finanzia servizi essenziali: pensioni, sanità, trasporti, sicurezza. La discussione, allora, non è tanto se tassare o no, ma come farlo in modo equo, semplice e comprensibile.

Pressione fiscale: numeri e contesto

La pressione fiscale italiana si attesta al 42,8% del PIL. Il dato può impressionare, ma non colloca l’Italia in cima alla classifica europea: Francia (oltre il 45%) e Belgio registrano livelli più alti, mentre diverse nazioni restano al di sotto, con una media dell’Eurozona intorno al 36%.
La domanda chiave resta: questa pressione è “giusta” o “eccessiva”? Per Arancio è un valore significativo, ma “giustificato” dall’ampiezza della spesa pubblica. Ciò che pesa sulla percezione, più dei numeri, è l’instabilità normativa e la scarsa familiarità dei cittadini con il funzionamento del sistema.

«Stabilità delle regole e comprensione dei meccanismi migliorerebbero il rapporto tra contribuenti e fisco.»

IRPEF: storia, scaglioni e aggiustamenti

Ripercorrendo le origini della tassazione (dai tributi di Babilonesi e Assiri fino alle imposte moderne), Arancio ricorda che l’IRPEF nasce nel 1973 con un impianto molto più segmentato dell’attuale: 32 scaglioni e aliquota massima al 72% nel primo anno.
Mezzo secolo dopo, la struttura è stata semplificata: tre scaglioni e aliquota massima al 43%. Sulle ipotesi di nuovo ritocco delle aliquote, Arancio osserva che intervenire su quella centrale può dare ossigeno al ceto medio, mentre agire sull’aliquota più alta favorisce soprattutto le fasce più abbienti. Anche se l’effetto sul singolo contribuente può apparire limitato, a livello di gettito nazionale gli impatti sono rilevanti.

Evasione fiscale: nodo storico (anche culturale)

In un sistema basato sull’autodichiarazione, spiega Arancio, l’evasione si annida con maggior facilità tra i contribuenti non soggetti a ritenuta alla fonte. I numeri citati sono eloquenti: l’80% dell’IRPEF arriva da dipendenti e pensionati, mentre il 5% dei contribuenti — i più facoltosi — versa oltre il 40% del totale IRPEF.
C’è poi un aspetto meno misurabile ma decisivo: la cultura. In alcune aree del Paese, evadere è ancora percepito come una “furbizia”; altrove, prevale la stigmatizzazione sociale. Cambiare questa mentalità è parte integrante della soluzione.

Per Arancio, ridurre le aliquote mantenendo però più ampia la base imponibile è una strada efficace per ridurre gli incentivi all’irregolarità. Il regime forfettario va in questa direzione: aliquote più leggere e adempimenti semplificati in cambio di maggiore compliance.
La digitalizzazione sta facendo il resto: fatturazione elettronica e tracciabilità hanno già aiutato a contenere l’evasione IVA, permettendo controlli più tempestivi e mirati.

Competitività fiscale e attrazione di investimenti

La sfida, oggi, non è soltanto interna. Per restare attrattiva, l’Italia ha bisogno di un fisco chiaro, stabile e competitivo a livello internazionale. Un sistema meno opaco e più prevedibile allarga la platea dei contribuenti e sostiene gli investimenti, contribuendo a finanziare meglio la spesa pubblica.

L’intervista con Davide Arancio restituisce un messaggio di realismo e fiducia: l’Italia non è condannata a un fisco inefficiente, ma servono regole stabili, linguaggio semplice e strumenti digitali efficaci. Così si migliora la percezione, si riduce l’evasione e si costruisce un patto più solido tra Stato e cittadini.
Prossima tappa della rubrica: un approfondimento sull’IVA, imposta che incide sulla vita quotidiana e merita di essere capita, non temuta.

Pubblicato il 04 Settembre 2025
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