Smartphone a scuola, la sentenza degli studenti: “Regola inutile”. Sondaggio tra i ragazzi, il 90% dice no al divieto
Quasi 500 ragazzi hanno risposto al sondaggio di Varesenews e Legnanonews, con un plebiscito di contrari. Le voci dei ragazzi del Tosi, del Frattini, dell’Isis Luino, dell’Itit Daverio-Casula e dell’Isis Newton, che chiedono più fiducia e meno divieti

La palla passa agli studenti, ma il voto è quasi unanime: bocciato. Quasi 500 ragazzi hanno risposto al sondaggio lanciato da Varesenews e Legnanonews sul divieto di usare gli smartphone a scuola imposto dal ministro Giuseppe Valditara. Un divieto che riguarda sia le lezioni sia le pause e che ha scatenato un dibattito acceso. Le risposte sono arrivate dalle scuole del Legnanese, ma anche da diverse province lombarde, dal Varesotto al Lodigiano. Tra gli studenti che hanno detto la loro, ci sono anche i ragazzi del Liceo Scientifico Frattini e dell’Isis Luino, dell’Itit Daverio Casula e dell’Isis Newton, oltre al Tosi di Busto Arsizio. Avevamo promesso l’anonimato e quindi pubblichiamo una sintesi dei messaggi che ci sono arrivati, senza rendere riconoscibili le scuole.
Il risultato, come ampiamente prevedibile, è comunque un no quasi plebiscitario. La maggioranza è contraria al divieto dei cellulari in aula.
La maggioranza è contraria: “Così non serve a nulla”
I numeri parlano chiaro: 426 studenti su 481, quasi il 90%, non sono d’accordo con la nuova regola. Le ragioni? In molti la considerano inutile e addirittura controproducente. «È una regola inutile, tanto chi vuole distrarsi lo farà comunque», hanno commentato diversi studenti. Altri hanno fatto notare che togliere i pochi minuti di svago non migliorerà l’attenzione, ma potrebbe peggiorarla, e c’è chi ha sottolineato, con un pizzico di ironia, che «ormai socializziamo meglio con i cellulari».
Ci sono anche problemi pratici: alcuni studenti si preoccupano per i furti, visto che in certe scuole i telefoni devono essere lasciati negli armadietti. Un altro problema sollevato riguarda gli adolescenti con situazioni familiari delicate: «Genitori separati, casini a casa e niente possibilità di sentirsi». E soprattutto, c’è chi mette in discussione il divieto come unica risposta alle criticità legate all’uso dello smartphone.
Un ragazzo ha riassunto il pensiero di molti, definendo la questione “complessa”: «Proibirlo completamente non insegna agli studenti a usarlo in modo responsabile, ma si limita a bandirlo. La sfida, quindi, non è vietare la tecnologia, ma educare al suo uso consapevole». Un approccio più flessibile, che permetta un uso controllato per scopi didattici, potrebbe essere più efficace, formando studenti capaci di gestire la tecnologia in modo critico.
Regole rispettate, ma senza convinzione
Nonostante il dissenso, 378 ragazzi si dichiarano pronti a rispettare le nuove regole, anche se lo faranno più per senso del dovere che per convinzione. Molti riconoscono che il divieto può stimolare la socialità o aiutare la concentrazione, ma ritengono la misura troppo rigida. «I dispositivi possono essere ottimi strumenti didattici, ma se ne limita l’uso anche in questa direzione», ha evidenziato un ragazzo. «Una via di mezzo sarebbe più giusta: consentirne l’uso almeno all’intervallo o all’ora di mensa», ha aggiunto un altro.
Le voci favorevoli: “Meno distrazioni e più relazioni reali”
Una minoranza, poco più di 50 studenti, difende il provvedimento. «Così possiamo recuperare rapporti sociali reali tra compagni e migliorare la concentrazione», hanno commentato.Altri hanno sottolineato anche il valore educativo della misura: «Il cellulare abbassa l’attenzione, è giusto limitarlo. In casi di emergenza o per progetti didattici si può comunque fare un’eccezione».
Diversi studenti, infine, sono andati oltre la singola regola, criticando l’intero metodo. «Ci trattano come bambini incapaci di gestire le nostre responsabilità. Siamo quasi adulti, dovrebbero insegnarci a usare la tecnologia in modo consapevole, non a bandirla». «Leggi nuove che puzzano di vecchio», scrive un altro.
Un altro studente ha sollevato critiche ben più profonde: «Penso che sia davvero imbarazzante che il ministero si focalizzi su qualcosa di quasi superfluo, anziché sistemare questioni come il bullismo, il tasso di suicidi legato alla scuola o banalmente le strutture scolastiche, dove non è raro trovare bagni chiusi per via di guasti e malfunzionamenti. O la mole di studio e impegno che spesso porta gli studenti a rinunciare agli sport che amano, a subire ansia e a malumori mentali, creando un ambiente altamente tossico. Ma alla fine, per gli adulti, è sempre colpa del cellulare».
C’è chi ha anche notato un’incoerenza di fondo: «Il Ministero ha vietato il cellulare, ma allo stesso tempo spinge a comprare i libri in formato digitale. Non ha senso».
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