A Varese il processo per la banda dei furti a raffica nelle case degli anziani, colpi anche da 300 mila euro
Otto imputati che hanno chiesto rito abbreviato per una quarantina di colpi messi a segno fra le province di Varese, Milano, Novara e Como. Una delle parti civili ha chiesto 150 mila euro di risarcimento
Macchine con la ricetrasmittente per comunicare ed eludere i controlli delle forze dell’ordine, veicoli messi in garage a loro volta controllati da antifurti per evitare che qualcuno ficcasse il naso nel posto sbagliato.
Distribuzione capillare dei compiti, tanto da far sì che la Procura di Varese abbia contestato alle otto persone finite oggi di fronte al giudice (alcune pure arrestate dai carabinieri) anche il reato di associazione a delinquere, finalizzata a portare a termine uno dei reati che in questo periodo ha maggiore impatto sociale: i furti in abitazione ai danni di anziani. Vittime scelte perché i colpi in abitazione erano «aggravati in danno di persone anziane o comunque in condizioni di minorata difesa».
Dunque, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare di Varese, gli imputati, molti dei quali appartenenti alla medesima famiglia, si dividevano i compiti: oltre alla manutenzione e alla predisposizione delle vetture per i colpi, c’era chi si procurava le targhe e chi invece le vittime da colpire, addirittura spacciandosi per finti agenti di polizia locale, e chi, naturalmente, si occupava di occultare il provento dei furti, che era di svariata natura: spille, ori, anelli, persino buoni fruttiferi postali, bancomat e bancoposta, orecchini o bracciali. Tutto finiva nel grande calderone dei furti.
In tutto una quarantina le persone offese, due delle quali si sono costituite parte civile e in un caso sono stati richiesti risarcimenti, in ipotesi di condanna, per 150 mila euro. Tanto dunque fa immaginare di quale entità fossero i colpi, di quale qualità operativa i sospettati potevano poggiare, cioè l’individuazione non casuale degli obiettivi, unita a uno studio vero e proprio di famiglie da colpire e spogliare, spesso coppie di anziani, soli, deboli, che cadevano con le loro fragilità.
E qui c’è tutto l’armamentario di conoscenza criminale che, se dimostrato in sede di giudizio, permetterà di risalire alle singole responsabilità legate, per esempio, alla capacità di fingersi impiegato del controllo dell’acqua e intimare all’anziano di turno di raccogliere tutti i monili per evitare che si trasformassero in normali pezzi di metallo per quella “fuga di gas”, quelle perdite nell’impianto che — non si sa bene per quale legge fisica o chimica — sarebbero state in grado di pregiudicare il valore dei preziosi.
L’anziano si agita, ci casca, e il gioco è fatto. Colpi messi a segno a Besozzo, Bardello con Malgesso e Bregano, Somma Lombardo, Barasso, ma anche a Gallarate, dove il 14 marzo 2025 viene contestato un furto da 300 mila euro ai danni di due anziani, classe 1940 e 1942. Ancora colpi a Busto Arsizio e a Solbiate Arno (derubata una donna del 1938). Ancora Malnate, Venegono Superiore, Albizzate, Carnago (febbraio e marzo 2025), Comerio, San Vittore Olona, nel Milanese, o a Beregazzo con Figliaro, nel Comasco, o nel Vercellese.
Una pioggia di furti fino a fine maggio 2025, a distanza di pochi giorni gli uni dagli altri, tutti fatti con lo stesso sistema: l’allarme, la finta chiamata alla “centrale operativa”, l’inganno della possibilità di un’esplosione, uno scoppio, una perdita e la necessità di mettere l’oro in frigo, radunarlo in un posto sicuro. In tutto sono decine i derubati, per 31 capi d’imputazione per un’operazione che portò in carcere sei persone grazie al contributo fondamentale delle investigazioni dei carabinieri della Compagnia di Luino.
La prossima udienza è prevista per i primi di febbraio, quando verranno discusse le richieste di rito abbreviato.
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