“Ho avuto un impulso, non dovevo farlo”: così l’arrestato per lo stupro di Gallarate davanti al giudice
Ha ammesso le sue responsabilità il 35enne in carcere con l’accusa di lesioni e violenza sessuale aggravata. Fermo convalidato e nessuna misura alternativa alla detenzione
Ha confermato la versione data al pubblico ministero già nella giornata di venerdì a poche ore dal fermo: si tratta dell’uomo di 35 anni, di origini gambiane, finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata e lesioni personali aggravate dopo aver selvaggiamente picchiato e abusato di una donna di 53 anni che stava andando al lavoro, all’alba di venerdì a Gallarate.
«Oggi (lunedì, ndr) ha reso dichiarazioni spontanee di fronte al Gip di Busto Arsizio dove ha dato atto di confermare tutto quanto detto al pubblico ministero venerdì, fra le lacrime», spiega il difensore di fiducia, avvocato Camillo Ferioli. «Non sa spiegare quanto successo, si assume la responsabilità di quanto accaduto».
Il giudice ha convalidato il fermo di indiziato di delitto: l’uomo non è stato arrestato in flagranza ma raggiunto in giornata nella sua abitazione di Gallarate dove convive con la compagna e i tre figli. I carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Gallarate l’hanno trovato nel cassettone del letto, immobile, con ancora addosso i vestiti indossati durante la violenza, consumatasi in un parcheggio fra le vie Pegoraro e Calabria, appena fuori dal centro di Gallarate (nella foto, un fermo immagine ricavato dal video in mano agli inquirenti).
«Ci siamo rimessi alla decisione del tribunale, non abbiamo neppure ipotizzato soluzioni diverse rispetto alla permanenza in carcere», ha concluso il difensore. «Il mio assistito si è detto consapevole delle conseguenze. E già venerdì, di fronte al pm, non ha contestato la ricostruzione degli inquirenti. Ha specificato di aver avuto un impulso e si è reso conto che non avrebbe dovuto fare nulla di quanto ha fatto».
L’uomo rimane quindi in carcere.
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