Inquinamento e fiato corto: uno studio dell’Asst Valle Olona evidenzia problemi polmonari nei residenti vicini all’aeroporto
Presentato al Congresso AIPO lo studio condotto dalla Medicina Interna di Gallarate con i fisioterapisti di Somma Lombardo e la Pneumologia di Busto Arsizio: un’analisi in tre livelli sull’effetto degli inquinanti emessi da Malpensa
Circa il 23% dei soggetti analizzati presenta una riduzione del volume espiratorio forzato (FEV1) al di sotto dell’80%, pur in assenza di sintomi evidenti. Il 15% mostra un rapporto FEV1/FVC inferiore al 70%, mentre quasi uno su quattro lamenta disturbi respiratori ricorrenti, come tosse e affanno, soprattutto nei mesi invernali.
L’indagine della Medicina dell’ospedale di Gallarate
Lo studio, promosso dalla Medicina Interna dell’ospedale di Gallarate in collaborazione con le fisioterapiste respiratorie di Somma Lombardo e con la Pneumologia di Busto Arsizio, ha messo in campo una triplice strategia di indagine, evidenziando risultati allarmanti soprattutto tra i residenti dei comuni più esposti alle rotte di decollo e atterraggio dell’aeroporto.
La ricerca è stata presentata lo scorso fine settimana al Congresso Nazionale della Società AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri) e mette in luce la correlazione tra esposizione ambientale e compromissione della funzionalità respiratoria nei comuni intorno all’aeroporto di Malpensa.
I dati più critici riguardano i residenti di Lonate Pozzolo e Ferno, i territori più prossimi alle piste aeroportuali, dove l’impatto degli inquinanti atmosferici sembra essere maggiore, soprattutto tra i soggetti esposti da almeno cinque anni.

(nella foto le dr.sse Vernocchi e Cattaneo)
Tre livelli di indagine per una fotografia completa
Il primo livello dell’indagine ha previsto un’analisi condotta con il supporto del CERN, utilizzando immagini satellitari per mappare la presenza e la distribuzione di biossido di azoto (NO₂) e altri inquinanti atmosferici. Le immagini, elaborate con software capaci di incrociare dati relativi a venti, correnti e traiettorie di volo, hanno fornito una panoramica dettagliata sulla dispersione degli agenti inquinanti nei comuni di Somma Lombardo, Casorate Sempione, Vergiate e Cardano al Campo, tutti direttamente coinvolti dalle rotte di atterraggio e decollo.
Il secondo livello ha riguardato l’analisi dei dati raccolti dalle centraline di rilevamento dell’ARPA, sia fisse che mobili, installate nei comuni dell’area. Le rilevazioni sono state confrontate con i limiti previsti dalle normative nazionali e con quelli riscontrati in zone non soggette all’influenza diretta del traffico aeroportuale, evidenziando una concentrazione significativamente più alta di sostanze inquinanti nell’area oggetto di studio.
Il terzo livello, quello di natura clinica, ha coinvolto un campione di soggetti volontari – in particolare studenti delle scuole secondarie e medie – residenti nei territori di Sant’Antonino, Vanzaghello, Ferno, Lonate Pozzolo, Somma Lombardo, Casorate e Samarate. Tutti sono stati sottoposti a spirometria per valutare l’eventuale presenza di alterazioni funzionali a livello respiratorio. I risultati hanno mostrato una significativa compromissione anche in soggetti giovani, non fumatori o ex fumatori, rafforzando l’ipotesi di un danno legato all’esposizione ambientale.
La prevenzione come strumento chiave
L’indagine, pur non ancora conclusa nei suoi livelli satellitari e ambientali, fornisce già elementi importanti per riflettere sulla necessità di introdurre forme più sistematiche di monitoraggio e prevenzione nelle aree maggiormente esposte all’inquinamento da traffico aereo.
Lo studio dimostra come i danni alla salute possano svilupparsi in modo silenzioso, e quanto sia fondamentale intercettare i segnali iniziali anche in soggetti asintomatici.
È un esempio concreto di ricerca sanitaria applicata al territorio, condotta grazie alla sinergia tra le strutture dell’ASST Valle Olona, che si conferma sempre più attenta alle ricadute ambientali sulla salute dei cittadini.
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