Quando lo sport cambia un territorio: l’impatto delle Olimpiadi Invernali 2026
I giochi olimpici portano benefici, come ha dimostrato il caso di Torino, ma c'è anche il rischio di infrastrutture costose da mantenere. Al festival Glocal se n'è parlato con un incontro con grandi protagonisti di due edizioni, 2006 e 2026
Uno dei momenti più significativi del Festival Glocal è stato l’incontro dedicato all’impatto delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 sui territori. Un confronto a più voci, introdotto da Marco Giovannelli, che ha riunito esperienze e punti di vista differenti: Silvia Cavazzi, sindaca di Bormio; Evelina Christillin, vicepresidente vicario del comitato organizzatore dei Giochi di Torino 2006; Andrea Severini, amministratore delegato di Trenord; Matteo Cesarini, responsabile della Varese Sport Commission for Winter Games 2026; e Rossella Locatelli, professoressa di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università dell’Insubria.
Ad aprire il dialogo è stata Silvia Cavazzi, sindaca di Bormio, che ospiterà le gare di sci alpino maschile e sci alpinismo, ricordando l’«impegno totalizzante» di questi anni che hanno preceduto il grande evento.
«Il mio mandato è iniziato nel 2021, nel pieno dell’ondata olimpica» ha ricordato. «L’obiettivo è stato sin da subito duplice: adeguare le infrastrutture e costruire una visione duratura per la comunità. Ogni intervento è stato pensato in ottica di legacy, per lasciare un’eredità concreta al territorio».
Tra i progetti principali, la riqualificazione dello Sky Stadium – zona d’arrivo delle gare – e la ristrutturazione delle vie d’accesso, dei parcheggi e dei sistemi di mobilità. «A Bormio non costruiremo nulla di nuovo – ha ribadito Cavazzi – ma riqualificheremo ciò che già esiste. L’Olimpiade sostenibile è possibile, se la sostenibilità è intesa anche come equilibrio tra ambiente, economia e vita delle persone che abitano la montagna tutto l’anno».
Le infrastrutture olimpiche tra riuso e fragilità
Evelina Christillin, che vent’anni fa fu protagonista dell’organizzazione dei Giochi Olimpici di Torino 2006, ha offerto una riflessione di grande respiro storico e civile.
«Ogni Olimpiade – ha spiegato – lascia un’eredità, nel bene e nel male. A Torino abbiamo costruito impianti che oggi sono vivi: il PalaAlpitour, l’Oval, lo stadio Olimpico. Altri, come la pista da bob di Cesana, si sono rivelati insostenibili. La manutenzione di una struttura simile costa un milione e mezzo all’anno, e oggi la stiamo smantellando».
La pista da bob è una delle infrastrutture più problematiche in termini di riuso, per il numero esiguo di praticanti della disciplina. Christillin ha fatto una ricostruzione molto franca, rispetto al riuso: «Da Albertville, che aveva ospitato le olimpiadi nel 1992, ci avevano proposto di usare la loro pista. Il Cio disse sì all’ipotesi, ma il ministro che aveva la delega alle Olimpiadi – il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – e il Coni ci dissero di no».
Christillin ha insistito sul tema della responsabilità nella gestione post-evento, ricordando che «le Olimpiadi devono essere occasione di crescita, non di spreco». Ma anche su un’eredità meno tangibile: «A Torino l’evento ha lasciato un orgoglio ritrovato. I cittadini si sono riappropriati della loro identità e migliaia di volontari, ancora oggi, sono attivi in tante manifestazioni. È la prova che i grandi eventi possono unire una comunità».

Mobilità e infrastrutture: la sfida di Trenord
La prospettiva della mobilità è stata al centro dell’intervento di Andrea Severini, amministratore delegato di Trenord, che ha definito l’azienda “l’ultimo testimone della staffetta olimpica”.
«Le Olimpiadi 2026 – ha detto – rappresentano una discontinuità positiva per la mobilità lombarda. Significano investimenti infrastrutturali e culturali che resteranno dopo i Giochi. Non costruiamo cattedrali nel deserto, ma potenziamo l’esistente».
Durante le Olimpiadi, Trenord potenzierà il servizio con 120 treni in più e oltre 200mila chilometri aggiuntivi. «In Valtellina si viaggerà 24 ore su 24 – ha spiegato Severini – e la linea Tirano-Milano sarà rinforzata con treni ogni mezz’ora. È un lavoro che parte ora ma lascia un patrimonio duraturo di connessioni, tecnologie e competenze».

Varese e lo sport come leva di sviluppo
Matteo Cesarini, responsabile della Varese Sport Commission, ha raccontato l’esperienza della città di Varese, che grazie alla riapertura e alla nuova gestione del Palaghiaccio è tornata protagonista nel panorama sportivo nazionale.
«Abbiamo reso l’impianto un punto di riferimento, ospitando test e allenamenti di squadre internazionali, dal Giappone al Canada – ha spiegato –. Questo ci ha permesso di costruire relazioni e di prepararci a un ruolo da protagonisti anche nel contesto olimpico. È un’occasione per alzare l’asticella e imparare a gestire con professionalità eventi di livello internazionale».
La riflessione economica è stata affidata a Rossella Locatelli, docente dell’Università dell’Insubria, che ha posto l’accento sull’importanza di una valutazione rigorosa degli impatti.
«Non si può parlare di impatto al singolare» ha osservato. «Esistono impatti economici, sociali, culturali e ambientali, positivi e negativi, di breve e lungo periodo. La vera sfida è rendere conto di tutto questo con strumenti oggettivi e trasparenti».
Locatelli ha proposto di adottare un modello di rendicontazione integrata, simile a quello utilizzato in ambito aziendale per misurare la sostenibilità. «Servono indicatori chiari e pubblici per capire cosa le Olimpiadi avranno realmente lasciato. Non solo numeri, ma anche indicatori sociali e ambientali che raccontino l’eredità nei fatti».
Un augurio condiviso
In chiusura, ognuno dei relatori ha lanciato un messaggio di speranza per Milano-Cortina 2026.
«Sarà l’Olimpiade più bella di sempre», ha detto con entusiasmo la sindaca Cavazzi.
Per Severini, «l’evento rappresenta un’occasione per migliorare, aprirsi e scoprire nuove abitudini sostenibili». Cesarini ha auspicato che «sia un turning point per portare buone pratiche nello sport e nella gestione».
Locatelli ha richiamato «l’importanza di un’Olimpiade sostenibile e innovativa».
Christillin, infine, ha espresso un augurio semplice ma essenziale: «Che sia la festa degli atleti, non dei politici. Che sia un evento di sport vero, sicuro e umano».
A chiudere l’incontro, Marco Giovannelli ha sottolineato come lo sport, oggi più che mai, possa essere un terreno di incontro e speranza. «In un mondo attraversato da tensioni e guerre, – ha detto – l’Olimpiade rappresenta un momento in cui la competizione si accompagna al dialogo. È un’occasione per tornare a credere nel futuro, insieme».
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