A Somma Lombardo “il bilancio non è un atto tecnico, ma un patto politico” tra Comune e cittadini
A dieci anni dal primo bilancio varato dall'amministrazione Bellaria e a pochi mesi dalle elezioni, l'assessore Francesco Calò parla della filosofia delle scelte. "Una città vive di decisioni, di spiegazioni, di fiducia"
A dieci anni dal primo bilancio varato dall’amministrazione Bellaria e a pochi mesi dalle elezioni, l’assessore Francesco Calò (a destra insieme a Bellaria ed Edoardo Piantanida Chiesa) parla della filosofia delle scelte che stanno dietro ai numeri. Riceviamo e pubblichiamo
Mia breve considerazione sull’ultimo bilancio preventivo della giunta bellaria. A Somma Lombardo, per anni, il bilancio è stato una parola difficile.
Non perché i numeri non tornassero.
Ma perché non parlavano.
Durante l’amministrazione guidata da Guido Colombo, in anni segnati dalla crisi economica e da vincoli stringenti per i Comuni, governare voleva dire soprattutto resistere.
Tenere i conti in ordine.
Evitare sanzioni.
Rinviare. Aspettare. Stringere.
Il bilancio arrivava spesso tardi, sfruttando le proroghe.
Se andava bene ad aprile.
Un anno addirittura a settembre, quando l’anno era già quasi finito e le scelte erano ormai obbligate.
Formalmente corretto.
Politicamente distante.
Il messaggio implicito era chiaro: prima vengono i vincoli, poi – forse – le scelte.
Eppure, in quegli stessi anni, c’erano Comuni simili al nostro che, pur dentro gli stessi limiti, provavano comunque a decidere, a investire, a spiegare.
A Somma Lombardo, più spesso, si scelse di non scegliere.
In quel tempo, per far quadrare i conti, si arrivò anche a decisioni simboliche: come la vendita di un diritto di passo a RFI per finanziare le celebrazioni dei cinquant’anni della città.
Scelte legittime, certo.
Ma che raccontavano bene una stagione in cui il bilancio non era visione, era gestione dell’esistente.
C’era una logica in tutto questo.
Ma col tempo quella logica ha smesso di rassicurare i cittadini.
Perché una città non vive solo di equilibri contabili: vive di decisioni, di spiegazioni, di fiducia.
Nel 2015 cambia l’amministrazione.
Cambia il sindaco.
E cambia, soprattutto, il modo di raccontare il bilancio.
Con Stefano Bellaria il bilancio non diventa improvvisamente facile, né ricco.
Diventa pubblico.
Arriva prima.
Viene discusso. Spiegato. Difeso. Anche contestato.
I vincoli restano, ma smettono di essere il centro del racconto.
Il bilancio torna a essere uno strumento di scelta, non solo di cautela.
Quest’anno è l’ultimo bilancio della giunta Bellaria.
Un bilancio che chiude un ciclo, più che un semplice esercizio contabile.
E che invita a guardare indietro per capire cosa abbiamo imparato.
Io, Francesco Calò, oggi assessore all’urbanistica, di bilanci ne ho visti passare molti.
Prima dai banchi dell’opposizione.
Poi da quelli della maggioranza.
Sempre dal punto di vista di chi crede che il bilancio non sia un atto tecnico, ma un patto politico tra chi governa e chi è governato.
Non è una storia di buoni contro cattivi.
È una storia di linguaggi diversi.
Da una parte un’amministrazione che ha scelto soprattutto di non scegliere e nascondersi sul tecnicismo.
Dall’altra un’amministrazione che ha scelto di rimettere le decisioni al centro.
Alla fine, forse, è questo che ha fatto la differenza:
non i numeri,
ma il modo di stare in mezzo alle persone mentre quei numeri prendevano forma.
Perché i bilanci passano.
La fiducia, se si perde, no.
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