Per la Giornata mondiale contro l’Aids l’allarme dell’Asst Valle Olona: “Diagnosi ancora troppo tardive”
Nel 2024 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 2379 mentre dal 1982 a oggi sono stati segnalati in Italia 73.717 casi di Aids. I numeri sono stabili ma preoccupanti: aumentano anche le altre infezioni sessualmente trasmissibili tra i giovani. I servizi sul territorio
Nel 2024 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 2379, pari a 4,0 nuovi casi per 100.000 residenti. Un’incidenza che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra i Paesi dell’Europa occidentale (5,9 nuove diagnosi per 100.000 residenti).
Leo scorso anno, sono stati notificati 450 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 0,8 nuovi casi per 100.000 residenti. È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati, in occasione del World AIDS Day (WAD) 2025 (1 dicembre), dalla sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS
Dal 2012 al 2020 si è osservata una diminuzione delle nuove diagnosi di HIV, con un aumento dal 2021 al 2023 e una stabilità nel 2024. Nel 2024 le incidenze più alte sono state osservate nelle Regioni del Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna.
Infezioni da HIV
Le nuove diagnosi di infezione da HIV nel 2024 sono in maschi nel 79% dei casi. L’età mediana è di 41 anni per i maschi e 40 per le femmine e le incidenze più alte sono state riscontrate nelle fasce d’età 30-39 anni (10 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e 25-29 anni (9,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti) con valori in media da tre a quattro volte superiori nei maschi rispetto alle femmine.
Nel 2024 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali, che costituiscono l’87,6% di tutte le segnalazioni (41,6% di Men who have sex with men; 27,9% eterosessuali maschi; 18,1% eterosessuali femmine).
Sorveglianza AIDS
Il Registro Nazionale AIDS riporta i dati delle persone con una nuova diagnosi di AIDS. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi, sono stati segnalati 73.717 nuovi casi di AIDS, di cui 48.356 deceduti entro il 2022.
Le nuove diagnosi di AIDS notificate nel 2024 sono 450, pari a un’incidenza di 0,8 nuovi casi per 100.000 residenti. nNel 2024 il 79,0% delle persone diagnosticate con AIDS non aveva ricevuto una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS e in queste la più comune patologia di esordio è stata la polmonite da Pneumocystis jirovecii (22,4%).
La proporzione di persone con nuova diagnosi di AIDS che ha scoperto di essere HIV positiva nel semestre precedente la diagnosi di AIDS è aumentata nel tempo e si è stabilizzata intorno all’84% nell’ultimo triennio, nel 2024 è pari all’83,6%. Dal 2017 al 2020 il numero annuale di decessi in persone con AIDS è rimasto pressoché stabile, è diminuito nel 2021 per poi aumentare nel 2022 con 493 decessi.
L’HIV, dunque, non è scomparso: «L’HIV è una malattia ancora presente; se consideriamo le diagnosi dell’anno in corso, in Italia si sono registrati circa 2.500 nuovi riscontri» – spiega la dr.ssa Barbara Menzaghi, Dirigente Medico UOC di Malattie Infettive.dell’Asst Valle Olona – Ciò significa che il nostro impegno è sempre richiesto, di lavoro da svolgere ce n’è ancora molto».
Diagnosi tardive e nuove vulnerabilità
«La maggior parte delle nuove diagnosi avviene tardivamente, quando i pazienti hanno già difese immunitarie compromesse e sono affetti da patologie severe, già in AIDS – sottolinea Menzaghi (foto sotto) – Questo è ciò che dobbiamo cercare di evitare. Il nostro lavoro deve essere, oltre che curare i pazienti, anche di sensibilizzazione in tutti gli ambiti possibili: dalle scuole ai reparti di degenza, anche con coloro che pensano di non avere fattori di rischio».

La percezione del rischio è infatti uno dei nodi cruciali della prevenzione. «Oggi la maggior parte delle diagnosi riguarda pazienti eterosessuali che non pensano di poter essere a rischio. È fondamentale fare una valutazione il più precoce possibile e tracciare i contatti del paziente per intervenire tempestivamente».
Terapie più efficaci, ma la prevenzione resta centrale
Dal punto di vista terapeutico, negli ultimi vent’anni la gestione della malattia è cambiata radicalmente. «Se negli anni 2000 i pazienti dovevano adattare tutta la loro vita alla terapia, oggi i trattamenti sono personalizzati, durano dai due ai sei mesi e presentano minori effetti collaterali. Ma il rischio di fragilità resta: ecco perché la prevenzione è l’elemento chiave».
Giovani e malattie sessualmente trasmissibili: l’altro fronte aperto
L’attenzione si concentra anche sulle altre infezioni sessualmente trasmissibili, in particolare tra i più giovani. «Negli ultimi anni si è registrato un incremento di patologie come clamidia, gonorrea e sifilide, soprattutto nella fascia 15-24 anni. Sono infezioni molto diffuse, facili da contrarre e spesso asintomatiche per lungo tempo».
Gli ambulatori in provincia di Varese
Proprio per rispondere a queste esigenze, l’Asst Valle Olona ha attivato due ambulatori dedicati:
- un ambulatorio aperto il martedì, tutto il giorno, dedicato alla PrEP (profilassi pre-esposizione);
- un secondo ambulatorio per le malattie sessualmente trasmissibili, attivo il giovedì pomeriggio e, da febbraio, anche il mercoledì pomeriggio.
L’Asst Sette Laghi ha il Centro di infezioni sessualmente trasmesse all’ospedale di Varese: per informazioni/appuntamenti telefonare da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.00 al n. 800.012.080.
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