“Visione, umanità e bellezza”: ecco come sarà il futuro Grande Ospedale della Malpensa
Il progetto dello studio Zaha Hadid Architects reinterpreta in chiave contemporanea la forma tradizionale della Cascina dei Poveri e introduce corti verdi, spazi sospesi e percorsi tra natura e tecnologia
Sarà un ospedale “sospeso”, proiettato nel futuro ma radicato nella tradizione, immerso nel verde e pensato per il benessere delle persone, siano esse pazienti o professionisti.
È questa l’idea alla base del progetto per il Grande Ospedale della Malpensa, firmato dallo studio Zaha Hadid Architects con la direzione dell’architetto Paolo Zilli, vincitore del concorso internazionale promosso da Regione Lombardia e da Asst Valle Olona.
Un’architettura che cura
L’ispirazione arriva da un simbolo della memoria collettiva del territorio: la Cascina dei Poveri, edificio storico che sorge nella stessa area e che per secoli ha rappresentato una forma primitiva di edilizia sanitaria. «Abbiamo reinterpretato quella forma tradizionale trasformandola in un’architettura contemporanea, tecnologica, ma soprattutto umana» – spiega Paolo Zilli, direttore dello studio Zaha Hadid Architects.
L’ospedale sarà composto da una corte rialzata, che ospiterà la maggior parte delle camere, sollevata dal terreno per creare un’area di accoglienza aperta e permeabile, dove il parco entra nella struttura e ne contamina i tetti, portando natura, luce e respiro.
Cortili in quota e spazi di benessere
Uno degli elementi distintivi del progetto è l’uso dei cortili che si articolano su vari livelli: più raccolti e riservati ai piani inferiori, dedicati al personale sanitario, diventano progressivamente giardini aperti e spazi di percorrenza man mano che si sale. In cima, un anello panoramico pensato per camminare e ammirare il paesaggio montano: «Un modo per curare anche con la bellezza» sottolinea Zilli.
Pazienti e personale al centro
Nel progetto emerge chiaramente la volontà di mettere al centro la persona, che sia paziente o operatore. «L’ospedale non è solo una macchina che guarisce, ma un organismo umano dove chi lavora ogni giorno deve poter trovare condizioni di benessere. La guarigione passa anche da qui» dice Zilli.
Per questo, grande attenzione è stata dedicata anche alla facilità realizzativa, all’efficienza impiantistica e all’organizzazione funzionale. Le strutture portanti, gli impianti, le scale e gli ascensori sono già coordinati, in modo da garantire tempi certi e un percorso progettuale accelerato.
Un progetto nato da una visione collettiva
Il concorso internazionale che ha portato alla selezione del progetto ha visto la partecipazione di 23 studi provenienti da tutto il mondo, tra cui Regno Unito, Austria, Germania, Norvegia, Canada, Stati Uniti. Due i vincitori del Pritzker Prize coinvolti: lo studio olandese Grand Couleurs e proprio Zaha Hadid Architects, vincitore del bando per il futuro ospedale tra Busto Arsizio e Gallarate.
«Siamo orgogliosi di far parte di questa squadra – conclude Zilli – Il nostro progetto è nato con tre parole chiave: visione, responsabilità e umanità. Vogliamo trasformare il concetto stesso di ospedale, da luogo di cura a luogo che accoglie e accompagna le persone nel loro percorso di vita».
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