Tutta la Lombardia è “zona gialla” nella lotta contro il Coronavirus
Il governo nazionale ha sigillato la zona rossa mentre quello regionale ha provveduto ad altre limitazioni per fronteggiare il Coronavirus in Lombardia. Ecco tutti i dettagli

C’è una zona rossa, quella cioè dei comuni in quarantena, e una gialla che abbraccia tutti gli altri comuni della Lombardia. È con questa distinzione che si prova a fermare la diffusione del Coronavirus con un doppio provvedimento a livello del governo nazionale e quello regionale.
«La zona rossa è stata identificata con un provvedimento del governo che è andato nella direzione di impedire accesso e allontanamento dei cittadini. Si chiude e si blinda quel territorio perchè gran parte dei contagiati hanno avuto rapporti con quella zona» ha spiegato il governatore Attilio Fontana. A quel provvedimento «se ne aggiunge un secondo che sta per essere firmato da me e si si riferisce a tutta la regione rimanente, identificata come zona gialla. Provvedimenti che vanno nella direzione di impedire situazioni dove il contagio potrebbe diffondersi più velocemente: manifestazioni pubbliche, sportive, locali pubblici e discoteche».
«Ad oggi processato più di 800 tamponi e 112 positivi con una media del 12% -ha spiegato l’assessore Giulio Gallera- e di questi solo 17 sono in terapia intensiva per un totale di 53 ricoverati». Si è registrato poi un terzo decesso legato al Coronavirus «di una persona già ricoverata in oncologia», spiega Gallera. Al momento le persone infette sono 3 nella provincia di Bergamo, 14 a Cremona, 49 a Lodi, 1 Monza e Brianza, 2 Milano, 6 Pavia, 1 Sondrio e gli altri in verifica. Nello specifico quelli di Milano sono di Mediglia e Sesto San Giovanni
L’assessore ha poi precisato che «non siamo in una situazione di pandemia ma è bene evitare gli assembramenti che consentono la diffusione del virus. Quindi da un lato la chiusura delle scuole per 7 giorni prorogabili poi a 14» a cui si aggiungono poi altri luoghi «dove si possono ritrovare grandi quantità di persone». In quest’ottica viene sancita «la chiusura dopo le 18 dei luoghi commerciali di intrattenimento e svago» quindi come cinema e discoteche «ma non i ristoranti, dove i numeri sono molto più piccoli».
In quest’ottica «l’invito è di stare al proprio domicilio per contenere il diffondersi di questo fenomeno: se il Paese riesce a gestirlo è meglio per tutti. È uno sforzo quello che chiediamo ai cittadini, cercando di limitarsi nei movimenti».
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