“Espulsioni senza mezze misure”. L’ultradestra in giacca e cravatta che cerca il dialogo con i governi
Per Martin Sellner, ideologo dei movimenti estremisti e volto noto anche ai servizi di sicurezza europei: “Non abbiamo avuto contatti con i partiti. Siamo però contenti che partiti come la Lega abbiano iniziato a usare la parola remigration”

“Espulsione senza mezze misure”, cacciata di “tutti i non europei, la maggior parte”. Sono sfumature diverse, quelle evocate dai partecipanti al summit della estrema destra europea a Gallarate, il “remigration summit”. Un convegno per imporre il tema delle espulsioni di massa all’ordine del giorno della politica europea, incalzando anche i governi di destra.
I partecipanti arrivano da Regno Unito, Polonia, Australia, Finlandia. E poi i francesi, i portoghesi, naturalmente gli italiani. I tagli di capelli, le strette di mano all’avambraccio mostrano che molti vengono dal mondo dell’estrema destra, si riconoscono in particolare quelli del Nord Europa. Ma pressoché tutti si presentano in giacca e cravatta, le donne in vestiti primaverili.

La cronaca della mattinata:
Al teatro di Gallarate gli estremisti del summit. Piazza e vie blindate nel giorno del raduno
“Non supportiamo direttamente Giorgia Meloni ma condividiamo le politiche che sta portando avanti”
Il portoghese Afonso Gonçalves del movimento Reconquista commenta: “non supportiamo direttamente Giorgia Meloni ma condividiamo le politiche che sta portando avanti”. È questa la differenza con la estrema destra delle piazze, rinchiusa in un recinto: i partecipanti qui cercano dialogo con i partiti di governo in Europa ma insieme vogliono spostare più a destra, fino all’idea di deportare “tutti i non europei” come dice un partecipante portoghese.
Gli italiani presenti
Andrea Ballarati, l’organizzatore italiano, dice che la loro richiesta è “l’attuazione delle espulsioni senza mezze misure”, che anche il governo italiano attuale “non adotta provvedimenti che il popolo vuole, per tutti questi giochi politici”. Come le garanzie date dai tribunali, forse.
C’è anche un pezzo di Lega Giovani, che già da tempo usa il termine remigrazione. Il varesino Davide Quadri difende l’austriaco Martin Sellner, il leader di Movimento Identitario che è stato respinto da vari Paesi europei (tra cui la Svizzera, la Germania e il Regno Unito) ed è – o era – considerato una minaccia estremista anche negli Stati Uniti: “È un cittadino austriaco, mi sembra che ci sia Schengen e la libera circolazione. Viaggiano gli attentatori in Europa e Martin è un problema?” Dice che “gli apparati di sicurezza rispondono a scelte politiche” e, facendo l’esempio di Trump, che queste possono cambiare.

Sellner e gli slogan prestati alla politica
“Non abbiamo avuto contatti con i partiti, ci concentriamo sulla nostra istanza, la remigration” dice Martin Sellner, ‘ideologo’ e volto più noto anche ai servizi di sicurezza europei. “Siamo però contenti che partiti come la Lega abbiano iniziato a usare la parola remigration”. Lo slogan che usa Sellner – “aprire il dibattito, chiudere i porti” a risuona anche in Italia.
Di certo la Lega Giovani è presente, ma Quadri puntualizza che “la sede l’hanno trovata i ragazzi”. Il teatro dove si svolge l’evento è comunale, un elemento non secondario: il sindaco di Gallarate Andrea Cassani ha spiegato che la richiesta è arrivata nello scorso fine settimana, dopo che era ‘saltata’ la precedente sede in un hotel a Somma. Come era stato presentato? “Credo fosse stato presentato l’evento, forse non si conosceva il tenore della manifestazione”.
Le mobilitazioni e la preoccupazione per i messaggi d’odio
Di fatto il convegno dell’ultradestra ha avuto una accoglienza facile, anche se finisce circondato dalle forze dell’ordine che hanno il compito di assicurare la libertà di parola – anche se si vigila sui contenuti – e di tenere lontane le contestazioni (con la sinistra, un pezzo di mondo cattolico e l’associazionismo).
Anche un pezzo di centrodestra moderato si è detto preoccupato di messaggi d’odio, anche perché il fronte dei partiti organizzatori è rappresentato da contestatori dell’attuale Europa, che è guidata anche dal Partito Popolare (e con cui comunque Giorgia Meloni dialoga).
Ma al Teatro Condominio la linea è chiara: cambiare l’Europa, rendendola più “bianca” (con le espulsione) e rendendo ogni Paese patria solo di un popolo: “Il Regno Unito appartiene ai britannici, l’Italia agli italiani , dice un gruppo di inglesi. Ieri europei e oggi fuori dall’Unione”.
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