Radiologo accusato di violenza sessuale assolto con formula piena in tribunale a Busto Arsizio
Erano tre gli episodi contestati ma la difesa è riuscita a dimostrare la totale estraneità dei fatti dell’imputato. “È la fine di un incubo”

La pena, in termini di sospetto e riprovazione sociale, purtroppo è già stata scontata ingiustamente dal radiologo accusato di violenza sessuale e ora completamente scagionato «dopo un incubo durato due anni», come spiega il legale Alberto Zanzi.
Una vicenda che rimbalzò sulle cronache nazionali con accuse legate a spoliazioni e persino toccamenti del professionista – e pubblico ufficiale – denunciato da una paziente e al quale vennero attribuiti altri due episodi legati a sospetti sollevati da altre pazienti.
Indagini eseguite dalla polizia di Stato su delega della Procura della repubblica di Busto Arsizio che portarono alla chiusura delle indagini e ai pesanti riflessi sull’onorabilità e sul lavoro del radiologo – intorno ai 30 anni – «prima sospeso poi, fino ad oggi, con uno stipendio fortemente decurtato», aggiunge l’avvocato. Tutto fino alla decisione di mercoledì nella camera di consiglio del tribunale di Busto Arsizio pronunciata dalla giudice per l’udienza preliminare Anna Giorgetti: «Il fatto non sussiste», primo comma dell’articolo 530, ossia la formula più ampia che il codice di procedura penale assegna in casi di non colpevolezza conclamata.
Ma, come si diceva, gli effetti delle indagini sul sospettato si sono fatti sentire in maniera pesante, già nei primi giorni successivi alla notizia divenuta di pubblico dominio. La difesa ha scelto la strada del rito abbreviato, opponendosi alla richiesta di condanna per i tre episodi contestati quantificata dal pubblico ministero in tre anni e 6 mesi. Difesa che ha cominciato un lavorio d’indagine in grado di evidenziare a piena luce l’operato del radiologo; poi il difensore ha pure approfondito gli elementi in grado di «pesare» l’attendibilità delle parti offese e addirittura ricostruito le linee guida per l’esecuzione di specifici esami, eseguito un’indagine sulle copie forensi del cellulare dell’imputato dalle quali emerse che non erano presenti fotografie di nudo da ascriversi alle parti offese e che mai nel corso degli anni il professionista aveva cancellato qualsivoglia immagine dalla memoria.
Un elemento importante che ha permesso di liberare dai sospetti il sanitario riguardava la presenza di una collega all’interno della sala radiologica dell’ospedale di Gallarate al momento del fatto contestato: la collega ha testimoniato specificando che non solo la visita in questione per una lastra “tibio-tarsica“ fosse durata poche decine di secondi, ma che le contestazioni sollevate dalla paziente fossero inconsistenti. «È stata la fine di un incubo», ha commentato il difensore.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
lenny54 su Entrano in vigore le nuove tariffe "metropolitane", Saronnese e Busto più vicine a Milano
Felice su Fucile d'assalto e mitragliette nella casa dell'ex ispettore di Malpensa
lenny54 su In vendita casa Bossi, villa simbolo della "Lega di una volta"
lauralaura su Ospedali troppo caldi: la Regione comprerà i condizionatori
gcbiakmw su Lo spinello fa male
Rita Campiotti su Torna IceOut, qual è la vostra gelateria preferita?
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.