Marco Marzano, dalla sella all’ammiraglia: “Una gioia far crescere i giovani campioni”
Intervista con l'ex professionista, oggi d.s. nella UAE Team Emirates di Pogacar. "Imparo a conoscere i talenti quando sono ancora ragazzini. Ognuno ha il suo carattere, ed è una soddisfazione vederli arrivare a vincere"

Con “Il Lombardia” si è chiusa sabato una settimana contraddistinta da celebri gare ciclistiche, che hanno visto atleti di interesse mondiale affrontare proprio le strade del territorio della nostra regione. La rassegna ha preso il via già lunedì 6 ottobre con la “Coppa Bernocchi” in cui il trionfante Dorian Godon è salito sul gradino più alto del podio. Si sono poi susseguite, il 7 ottobre, la “Tre Valli Varesine” e, sabato 12 ottobre la, “Classica delle Foglie Morte” entrambe le competizioni ad appannaggio esclusivo di Tadej Pogačar, capitano della UAE Team Emirates XRG.
Il campione del mondo ha regalato agli appassionati un finale di stagione avvincente, dimostrando ancora una volta la sua superiorità e la sua immensa nobiltà d’animo. Proprio al “Lombardia” infatti Rafał Majka, uno dei sette compagni di squadra che hanno condotto il ciclista sloveno alla vittoria, correva la sua ultima gara.
La sua brillante carriera sportiva è giunta al termine, coronata dalla soddisfazione di vedere il proprio capitano, ma soprattutto un grande amico, scrivere la storia, conquistando per la quinta volta consecutiva “Il Lombardia”. Tadej Pogačar ha dedicato la vittoria proprio a Majka, ringraziandolo per il suo costante lavoro, pubblicamente, durante gli ultimi istanti di una gara emozionante e unica.
La UAE Team Emirates XRG è una realtà incredibile, in cui gli atleti sono prima di tutto persone. A dimostrarlo sono le figure professionali che ogni giorno collaborano e sostengono i ciclisti, insegnando loro a divertirsi. Perché il ciclismo è questo: libertà ed esperienza. È una terapia silenziosa, ma efficacie. È l’occasione continua di urlare a bassa voce. Sono i meccanici, gli addetti stampa e i direttori sportivi a testimoniare la bellezza di questo sport, animati ogni giorno dal desiderio di vedere ragazzi e bambini innamorarsi del ciclismo.
Desiderio e passione: la ricetta per la felicità
Marco Marzano, 45 anni, non è solo il direttore sportivo con più esperienza all’interno dell’intera squadra, ma è soprattutto un ragguardevole punto di riferimento per ogni ciclista del team. La sua passione per il ciclismo nasce quando Marco era solo un bambino, curioso e determinato. «Ricordo che, quando avevo circa 16 anni, io e i miei compagni di squadra aspettavamo che atleti come Giuseppe Saronni o Andrea Noè iniziassero il loro allenamento» racconta il direttore sportivo.
«Sono cresciuto a Cuggiono, in provincia di Milano, e ogni giorno, in sella alla mia bicicletta percorrevo le strade che conducono a Oleggio. In tante occasioni mi sono visto passare di fianco quelli che all’epoca erano i miei idoli. Riuscire a “tenere la loro ruota”, anche solo per qualche minuto, migliorava la mia giornata. È un’emozione indescrivibile» ricorda Marzano sorridendo. La sua carriera nel mondo del ciclismo è proseguita, fino a quando il piccolo Marco ha visto il suo sogno realizzarsi: ha iniziato a correre tra i professionisti, svolgendo un ruolo fondamentale ed estremamente prezioso in ogni squadra, quello del gregario.
«Non ho vinto tanto quando ero professionista, ma sono stato il gregario di atleti come Damiano Cunego e Gilberto Simoni. Ho poi conosciuto la realtà della UAE – allora nota con il nome di “Lampre-Merida” – , squadra per la quale ho corso per anni, fino a quando Mauro Gianetti e lo stesso Giuseppe Saronni mi hanno proposto di diventare direttore sportivo. Ho chiaramente accettato a gran cuore la loro offerta e oggi sono qui, impegnato in un lavoro che amo e che mi rende felice ogni giorno».
Marco Marzano ha infatti l’onore di crescere ragazzi timidi e spaventati che possiedono tutte le carte in regola per diventare grandi campioni e uomini ammirabili. «Imparo a conoscerli da quando sono solo dei ragazzini. Hanno tutti caratteri estremamente diversi ed è proprio questo il bello. È un’enorme soddisfazione vederli ottenere grandi risultati». L’ex professionista milanese, che grazie al ciclismo sogna ogni giorno, desidera vedere sempre più giovani avvicinarsi a questo meraviglioso sport. Lo stesso sport che gli ha regalato anni di serenità e libertà: «Quando tutto è difficile e troppo grande per me, io scappo dalla realtà (per poche ore ovviamente) in sella alla mia bicicletta. L’emozione di dominare le strade su due pedali è esattamente la stessa che provavo quando non potevo nemmeno immaginare chi sarei diventato: mi sento sicuro, in pace. Ed è una sensazione impagabile».
Le sue parole raccontano con trasparenza il ciclismo: uno sport di squadra, uno sport massacrante, ma meraviglioso al tempo stesso. Uno sport in cui il vento non è solo un nemico, ma un fedele compagno di viaggio. Uno sport in cui solo chi sogna in grande, un giorno, raggiungerà il gradino più alto del podio.
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