Lombardia, via libera all’assistente infermiere: formazione potenziata e ruolo definito
Il Consiglio regionale approva all’unanimità una Risoluzione per attivare percorsi formativi qualificati e chiarire compiti e limiti della nuova figura introdotta dal DPCM del 28 febbraio 2025
Con un voto unanime, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una Risoluzione che accompagna l’introduzione dell’assistente infermiere – nuova figura professionale prevista dal DPCM del 28 febbraio 2025 – con un percorso formativo rigoroso e una chiara definizione di ruoli per evitare sovrapposizioni con il personale sanitario esistente.
La misura, elaborata in Commissione Sanità e promossa da Giulio Gallera (Forza Italia) e Carmela Rozza (PD), mira a garantire che l’assistente infermiere sia un vero supporto al sistema sociosanitario lombardo, senza creare confusione nelle competenze o rischiare di sostituire infermieri qualificati con personale meno formato.
«Ogni cambiamento nel sistema sanitario ha un impatto profondo – ha dichiarato Gallera –. Con questa Risoluzione diamo un segnale forte: sì all’innovazione, ma con serietà e qualità, per rafforzare l’assistenza ai pazienti cronici e fragili, soprattutto a livello territoriale».
Rozza ha invece messo in guardia: «La figura dell’assistente infermiere rischia di generare ambiguità. Abbiamo lavorato per costruire un percorso operativo chiaro, che eviti ogni riduzione del numero di infermieri o un indebolimento della loro funzione».
Il documento prevede:
Formazione potenziata, con un numero di ore superiore rispetto a quelle previste dal DPCM, in particolare nei tirocini;
Coordinamento affidato a Polis-Lombardia e AFSSL, in collaborazione con università, Ordini professionali e ASST;
Convenzioni con enti sociosanitari per tirocini decentrati;
Esame finale obbligatorio, a garanzia della qualità e sicurezza dell’operato;
Sistema di monitoraggio permanente sull’attuazione e sull’impatto della nuova figura;
Campagne informative per operatori e cittadini;
Revisione del titolo “assistente infermiere”, ritenuto potenzialmente fuorviante.
Tra gli interventi in Aula, la Presidente della Commissione Sanità Patrizia Baffi (FdI) ha evidenziato l’importanza di «dare certezza e qualità al percorso formativo, valorizzando le competenze e rafforzando l’intero sistema sociosanitario lombardo».
Più critico Nicola Di Marco (M5S), che ha ribadito lo scetticismo sull’introduzione della nuova figura, ma ha riconosciuto il valore della Risoluzione nel cercare di offrire indirizzi chiari.
Per Gigliola Spelzini (Lega), il documento rappresenta «una risposta concreta alle esigenze dei lombardi più fragili, garantendo percorsi formativi di qualità all’interno della cornice normativa nazionale».
La Lombardia si prepara così a gestire in modo strutturato una transizione delicata, che dovrà coniugare innovazione organizzativa, qualità dell’assistenza e rispetto per le professionalità già in campo.
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