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La grande strada fragile: via Gaggio è stata riscoperta, ma bisogna pensare al suo futuro

Oggi è un polmone verde e una vera "dorsale" per chi va a piedi, vive il territorio, passa in bici. La strada comunale era stata fagocitata dal bosco ed è "rinata" negli anni Novanta grazie ai volontari capitanati da Ambrogio Milani. Ora le cose sono cambiate

Lonate Pozzolo generica

Un uomo in mountain bike e due signore di mezza età che conversano sulla via, due ciclisti sportivi diretti verso il Novarese oltre Ticino, due ragazze a passeggio con i cani. Anche in un giorno uggioso di metà settimana la via Gaggio è “trafficata”: questa strada sterrata di tre chilometri – 3050 metri, per la precisione – è insieme un parco suburbano e una preziosa dorsale per chi si muove, nella densa conurbazione di paesi tra Varesotto e Alto Milanese, zona di Malpensa.

Una ricchezza per tutto il territorio, oggi data per scontata. Ma non è sempre stata così: a inizio anni Novanta era ridotta a un tratturo malandato e dissestato, assediato dal bosco, nulla a che vedere con il largo stradone che è oggi. «Un giorno siamo andati a Milano, al comando di Corpo d’Armata, per chiedere che tornasse utilizzabile», raccontava qualche tempo fa Ambrogio Milani, pensionato di Lonate Pozzolo, appassionato di storia locale, a cui si deve il recupero di questa meravigliosa via che racconta tutta la vivace storia del territorio, tra usi agricoli, occupazione tedesca, una servitù militare iniziata fin dalle manovre della cavalleria nell’Ottocento.

La servitù militare, nel Dopoguerra, fece nuovamente della via campo di esercitazioni, attraversata dai carri armati M-47 di stanza a Solbiate Olona e dai semoventi di artiglieria e i cannoni delle “Voloire”, il reggimento dell’artiglieria mobile che dalla caserma Santa Barbara ancora a fine anni Novanta veniva qui a fare le esercitazioni.

Lonate Pozzolo generica
Uno dei grandi paraschegge costruiti nella brughiera nel 1943-44, per proteggere gli aerei militari dai bombardamenti. All’interno una raccolta di bombe da esercitazioni in cemento, usate nei due decenni precedenti quando l’area di via Gaggio era usata appunto per simulare attacchi aerei

Caduto il muro di Berlino, Milani si mise in testa di restituire ai cittadini quella via, «strada comunale», ribadisce sempre. «Ma mica ho fatto tutto da solo, eravamo un gruppo di volontari», si schermisce sempre. Ed è vero, intorno c’era un gruppo più ampio, fatto di gente che prendeva in mano la vanga e altri che invece affiancavano con studi storici, pubblicazioni, poi anche visite guidate e attività per scoprire l’enorme ricchezza anche storica dell’area, segnalata oggi da una miriade di cartelli: le piccole cave nel bosco per ottenere materiale per la manutenzione della via, la cucina e le latrine realizzate dai soldati tedeschi nel 1943-45, le piste di raccordo tra i due aeroporti militari (della Malpensa a Nord e del “Campo della promessa” a Sud), i giganteschi “paraschegge” che dovevano proteggere dai mitragliamenti e dai bombardamenti dell’aviazione americana. E le tante piccole tracce del mondo che fu: gli aratri e gli attrezzi agricoli, gli isolatori in ceramica delle linee telefoniche di un tempo, i binarietti della ferrovia da campo Decauville.

Certo è che Milani è stato il perno intorno a cui è ruotato molto di un impegno trentennale, un coordinatore senza decreto di nomina, ma soprattutto un uomo sul campo. Pronto a comparire – in Panda bordeaux e vanga alla mano – appena dopo i temporali, per riaprire i fossetti a bordo strada, per garantire che l’acqua defluisse e non intaccasse la strada, non si aprissero buche.

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Ambrogio Milani nel 2022

Il Milani ama ancora la sua strada: un brutto incidente stradale – in bici si è scontrato con un motorino tra le vie del paese di Lonate – lo tiene oggi lontano dalla via Gaggio. «Ma chiede sempre come vanno le cose» assicura chi lo incontra. E il suo volto all’apparenza burbero si lascia andare appena, ancora oggi, quando gli si racconta quanto sia amata e frequentata la via, anche da chi ignora del tutto che non è sempre stata così e che c’è stato un tempo – ormai lontano – in cui stava scomparendo.

Certo, il mantenimento della via è tema complesso. Strada comunale, si diceva, ma da tre decenni mantenuta soprattutto grazie all’impegno di Milani e della sua rete, che per esempio comprendeva anche il contributo di un cavatore locale che metteva la ghiaia per la manutenzione. E oggi, che il Milani non se ne può più occupare direttamente?

Fondi comunali dedicati per via Gaggio?

In parte qualche intervento è stato fatto: il Comune ad esempio sul finire dell’estate ha fatto gli sfalci ai margini della via.  «Il vero tema sono però le condizioni del fondo» dice Walter Girardi, tra i fondatori dell’associazione Viva Via Gaggio e oggi rappresentante delle associazioni ambientaliste nell’Assemblea della Comunità del Parco del Ticino.

La strada è comunque comunale e per questo i consiglieri della lista civica di minoranza Uniti e Liberi chiede anche al consiglio comunale di Lonate Pozzolo di accantonare a bilancio una cifra per “la manutenzione ordinaria e straordinaria di via Gaggio”, a fronte delle condizioni di lento deterioramento.

Il fondo è ancora in discrete condizioni su gran parte del “rettilineo” nel bosco che va fino alla Dogana Austroungarica, meno sulla “diramazione” che porta a Tornavento. Decisamente più precarie poi sono le condizioni della “discesa al fiume”, il tratto in pendenza che parte dalla Dogana, scavalca con ponte in ferro il canale Villoresi e scende fino al naviglio Grande.

Lonate Pozzolo generica

L’idea da portare al parco del Ticino

Quel pezzo di strada – 850 metri – non è invece del Comune ma del Consorzio Et Villoresi. Garantire mantenimento e fruibilità per tutti dell’asse di via Gaggio richiede quindi di far dialogare più soggetti. Girardi proporrà «che Parco, Villoresi e Comune si mettano intorno a un tavolo per capire chi fa cosa e soprattutto quante risorse possono essere messe, per garantire una manutenzione su tuto la via fino al naviglio Grande».

Tema di risorse ma anche di procedure e metodi di lavoro. Vien da chiedersi se mai procedure standardizzate potranno essere al livello dell’amore di Ambrogio Milani per la “sua” strada, quella che lo portava ogni giorno a farsi i tre chilometri per controllare, mettere mano, talvolta aggiungere. D’altra parte, definire competenze, fondi e modalità d’intervento resta un tema importante. Per assicurare che via Gaggio – testimoniata fin da metà del Trecentopossa continuare a vivere. E rappresentare una ricchezza per tutti, per chi conosce la sua storia e anche per chi la percorre, inconsapevole di quanta cura e passione abbia richiesto per essere così affascinante oggi.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 26 Novembre 2025
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