Centinaia di passeggeri sanzionati a Malpensa per tabacchi di contrabbando, 9 denunce
Sono 254 le contestazioni amministrative e 2.594 le stecche di sigarette sequestrate da Finanza e Dogane, oltre alla “melassa“ per narghilè. Le sanzioni irrogate superano complessivamente i 3,5 milioni di euro
Una valigia dopo l’altra, nei controlli dell’autunno a Malpensa gli uomini della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Dogane hanno trovato un filo rosso ricorrente: sigarette e melassa (un tipo di tabacco lavorato umido e profumato, progettato per essere riscaldato e fumato attraverso il narghilè, e non bruciato direttamente come nelle sigarette ndr) di contrabbando, spesso nascoste in bagagli apparentemente ordinari ma destinati a rifornire un mercato illecito tutt’altro che marginale.
L’attività di vigilanza condotta al Terminal ha portato, in poche settimane, a una raffica di sequestri e contestazioni che confermano il ruolo strategico dello scalo varesino nei traffici illegali che viaggiano via aerea.
Dunque Fiamme gialle e Dogane hanno intensificato, durante il periodo autunnale, i controlli contro i traffici illeciti in arrivo a Malpensa. Il dispositivo operativo – messo in campo dal Gruppo Malpensa e dall’Ufficio Viaggiatori dell’Agenzia delle Dogane – ha avuto come obiettivo principale il contrasto al contrabbando di tabacchi lavorati extra-Unione.
L’attività ha portato alla denuncia a piede libero di 9 persone all’Autorità Giudiziaria per aver introdotto in Italia tabacco lavorato di contrabbando, in violazione dell’articolo 84 del decreto legislativo 141 del 26 settembre 2024, con le aggravanti previste dalla norma. A ciò si aggiungono 254 contestazioni amministrative e il sequestro di 2.594 stecche di sigarette e di oltre 160 chili di melassa, per un valore commerciale superiore ai 165 mila euro. Le sanzioni irrogate superano complessivamente i 3,5 milioni di euro.
I passeggeri coinvolti – provenienti in prevalenza dal Nord Africa e dall’Est asiatico – trasportavano nei bagagli il tabacco privo dei contrassegni fiscali previsti dalla normativa italiana, segno evidente della volontà di eludere gli obblighi tributari.
Le attività svolte rientrano nel più ampio piano di contrasto ai traffici illeciti e testimoniano – sottolineano Finanza e Dogane – il costante impegno per la tutela della legalità e degli interessi economici dello Stato.
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