Khoroshavtsev, ex senatore russo, arrestato a Natale e liberato a Santo Stefano: la Corte di Milano dice no all’estradizione
Magnate russo nel settore petrolifero, era stato fermato in un hotel di Somma Lombardo su mandato internazionale della Russia
È stato arrestato a Natale e liberato il giorno di Santo Stefano Viktor Khoroshavtsev, 72 anni, ex membro del Consiglio federale russo e magnate del settore petrolifero. L’uomo è tornato in libertà dopo che la Corte d’appello di Milano ha respinto la richiesta di estradizione avanzata dalla Federazione Russa, che lo accusa di appropriazione indebita di quasi 9 miliardi di rubli, pari a oltre 97 milioni di euro.
Khoroshavtsev (il video del servizio della Tgr Rai) era stato arrestato alle 3 del mattino del 25 dicembre dagli agenti del Varesotto in un albergo di Somma Lombardo, dove alloggiava dopo essere atterrato all’Aeroporto di Malpensa proveniente dalla Spagna. Su di lui pendeva un mandato di arresto internazionale emesso lo scorso maggio dalla Russia. Dopo il fermo, era stato trasferito nel carcere di Busto Arsizio.
Secondo quanto riportato da ANSA, Khoroshavtsev si trovava in Italia per trascorrere le festività natalizie con la figlia, residente a Milano. L’ex senatore russo, che ha fatto parte della Duma – il Senato russo – tra il 2003 e il 2009.
Nella mattinata del 26 dicembre, si è tenuta l’udienza davanti alla Corte d’appello di Milano, che ha respinto la richiesta di estradizione, disponendo la sua immediata scarcerazione. Le motivazioni ufficiali non sono state ancora rese note, ma i legali di Khoroshavtsev hanno sostenuto che il mandato non sia applicabile perché in Russia non gli sarebbe garantito un processo equo.
La difesa ha inoltre sottolineato come la Federazione Russa, guidata da Vladimir Putin, sia stata espulsa dal Consiglio d’Europa tre anni fa e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, con la conseguente sospensione della cooperazione giudiziaria ordinaria. Secondo gli avvocati, Khoroshavtsev correrebbe anche un concreto rischio di ritorsioni personali in caso di rientro in patria. Una posizione che era già stata accolta in precedenza anche dalla giustizia spagnola, che aveva respinto un’analoga richiesta di estradizione.
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