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Il drone su Malpensa “avvistato” da un pilota in atterraggio

È il secondo caso in un mese, sull'aeroporto della brughiera, di violazione della no-fly zone istituita intorno agli scali

droni

Venti minuti di stop agli atterraggi, quattro aerei deviati su Linate e Torino, qualche centinaio di viaggiatori interessati dai ritardi.

È il bilancio dell’avvistamento di drone (non identificato) avvenuto a Malpensa nella mattina di lunedì 1 aprile, secondo caso dopo quello registrato nella prima serata del 3 marzo scorso.

In questo caso il primo allarme sarebbe venuto da un pilota easyJet che era appena atterrato sulla pista 35R (la pista destra guardando in direzione Nord): il pilota avrebbe visto il piccolo elicottero senza pilota in volo nella zona in corrispondenza del Terminal 2.

Le no-fly zone per i droni si estendono per circa 5 km dal perimetro del sedime aeroportuale: qui è previsto il divieto totale di volo, sulla base di una normativa internazionale (altre no-fly zone sono invece definite da norme nazionali). In più c’è la no-fly zone dell’aeroporto militare di Cameri. «I droni professionali – veri droni capaci di muoversi autonomamente –  dispongono di sistemi che impediscono di entrare nelle no-fly zone e intervengono in automatico» spiega Luca Perencin, presidente del Gullp, il Gruppo Linux Lonate Pozzolo, associazione di appassionati di tecnologia e open source nei dintorni proprio di Malpensa (il Gullp opera con droni solo “al coperto”, dentro a due grandi gabbie al museo di Volandia). È probabile che invece il drone avvistato a Malpensa sia un modello più piccolo, un “semplice” quadricottero comandato a distanza che non ha neppure sistemi di esclusione dalle no-fly zone.

Il caso più grave di interferenze tra droni e aviazione civile è quello che ha rallentato e poi fermato l’attività dell’aeroporto di London Gatwick tra il 19 e il 21 dicembre 2018, con impatto su almeno 140mila viaggiatori. In quel caso si ipotizzò persino una matrice terroristica, la polizia locale del Sussex fermò anche un appassionato “dronista” di 47 anni e la sua consorte, accusati di aver interrotto il traffico aereo e di aver volontariamente messo in pericolo persone: furono poi rilasciati dopo 36 ore di interrogatori, senza alcun addebito.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 01 Aprile 2019
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