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Maternità senza (pre)giudizio, dall’allattamento al gioco

Marta Campiotti commenta lo spot che promuove l'allattamento al seno: "Bisogna creare un clima più accogliente e meno giudicante sulla maternità in genere"

mamme allattamento piazza montegrappa

«Bello, ironico, ma comunque fondato sul giudizio». Così l’ostetrica fondatrice della Casa maternità di Montallegro, Marta Campiotti, commenta l’ultimo spot lanciato dal ministero della salute per promuovere l’allattamento al seno “sempre e dovunque”.
Lo spot è affidato ai comici Nuzzo&DiBiase che commentano una donna seduta al tavolino del bar con il suo neonato, giudicandola non perché sta allattando, quello “è naturale”, ma per come è vestita.

«Sicuramente c’è bisogno di promuovere l’allattamento al seno, in contesti pubblici ma anche nelle case, perché anche qui a Varese la maggior parte dei neonati viene dimesso dopo la nascita con la consegna di “un’aggiunta” di latte artificiale all’allattamento al seno, prescritta troppo in fretta, al momento delle dimissioni al terzo giorno, quando i bambini sono tipicamente in calo fisiologico di peso, perché il latte di solito arriva alle mamme dopo, dal quarto giorno dopo il parto», spiega la Campiotti, promotrice dell’allattamento al seno, anche con alcuni flash mob.
Perché  piuttosto non prevedere per tutti i neonati dimessi in calo fisiologico un incontro con l’ostetrica a due giorni di distanza per valutare meglio?
Da un lato quindi «>a casa come nei luoghi pubblici», spiega l’ostetrica.

Evitare che ogni questione scateni una tifoseria pro e contro è un’esigenza contemporanea, ancora più urgente quando si tratta di maternità. «Allattare un bambino è sempre un gesto spontaneo, che lo si faccia al seno o anche con il biberon – spiega la Campiotti – così come ci sono mamme che preferiscono le fasce e altre il passeggino, bambini che giocano in maniera più vivace e altri più tranquilli. Ogni azione vitale, allegra e gioiosa andrebbe accolta come tale dal contesto sociale, perché tutti possano rallegrarsene, senza sentire necessità di giudicare».

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Pubblicato il 29 Luglio 2019
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