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Dove nascono le scie delle Frecce Tricolori

La Secondo Mona, storica azienda aeronautica vicino a Malpensa, costruisce da 40 anni il sistema che genera il fumo colorato bianco-rosso-verde. Montato sugli aerei "made in Varese"

Frecce tricolori a Varenna, lago di Como - foto di Riccardo Lazzati

Quando si ammirano le figure disegnate nel cielo dalle Frecce Tricolori, sappiate che c’è dentro un pezzo di industria varesina. Non solo negli aerei, ma anche in quelle scie di fumo colorato che solcano l’azzurro del cielo.

Se infatti è ben noto che “made in Varese” sono gli aerei della pattuglia acrobatica nazionale – gli Aermacchi MB339 – meno noto è che anche il sistema che genera il fumo colorato è frutto del nostro territorio, costruiti alla Secondo Mona, fabbrica fondata a Somma Lombardo nel 1903 e attiva nel mondo aeronautico dal 1913.

L’azienda forniva già componenti all’Aermacchi (oggi Leonardo) per l’MB339, l’aereo da addestramento che fu scelto all’inizio degli anni Ottanta per equipaggiare le Frecce Tricolori, che prima usavano il Fiat G91 (il tipo di aereo monumentato a Gallarate in viale Milano). «Quando alle Frecce Tricolori è stato assegnato l’Aermacchi MB339 PAN, è stato chiesto a Secondo Mona di integrare l’impianto combustibile con un sistema dedicato per generare fumi» spiega Claudia Mona, amministratore delegato della società.

Anche a confronto con altre pattuglie acrobatiche, le Frecce Tricolori avevano e hanno esigenze specifiche, per numero di aerei impegnati, per complessità delle figure acrobatiche, per il tempo di “fumata” richiesto agli aerei.
Come funziona il sistema? Essenzialmente pompa liquido colorante «nello scarico del motore e questo genera il fumo delle strisce colorate» spiega l’ingegner Ermanno Fossa, direttore tecnico e business development della Secondo Mona. In origine il sistema usava vaselina per fare il bianco e coloranti per il rosso e verde: «Sostanze molto viscose, per questo servivano particolari sistemi per evitare il blocco delle valvole, per cui Secondo Mona usò soluzioni innovative, per cui i componenti venivano “lavati” dal passaggio di aria».

Esigenze molto specifiche, in parte superate dalla successiva evoluzone tecnologica: «Oggi si usano liquidi meno impattanti sui componenti e anche sull’ambiente» continua l’ingegner Fossa. «Si usano coloranti simili a quello dei comuni carburanti per autoveicoli». L’aereo, invece, è sempre lo stesso dal 1982: l’MB339 PAN, dove PAN sta appunto per Pattuglia Acrobatica Nazionale, nome ufficiale delle Frecce Tricolori.

Le frecce Tricolori
La Pattuglia Acrobatica Nazionale di fronte alla Rocca d’Angera; domenica 13 ottobre si esibiranno a Milano Linate

Esistono altre pattuglie equipaggiate con impianti fumogeni “made in Somma”? Le componenti aeronautiche sono difficilmente “standardizzabili”: ogni pezzo è progettato specificamente per un particolare tipo di aereo. La Secondo Mona produce anche un altro impianto fumogeno per il jet T-50 della pattuglia acrobatica della Corea del Sud.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 11 Ottobre 2019
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