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La coop perde l’appalto di Malpensa, lavoratori senza informazioni. “Siamo a casa senza stipendio”

Dal 31 gennaio hanno perso il lavoro, ma sono rimasti in uno strano limbo, dopo aver chiesto di approfondire prima di firmare il contratto "sostitutivo". Nella giornata di giovedì sono arrivate le lettere di licenziamento

Generico 2018

Sono centoventi i lavoratori del cargo finiti in un limbo dopo che la coop Ncl li ha lasciati a casa, dal 31 gennaio. “Oggi sono arrivate le prime lettere di licenziamento”.

Centoventi lavoratori del settore Cargo di Malpensa lasciati a casa dal 31 gennaio, dopo che la cooperativa ha perso l’appalto per Alha, uno dei principali operatori nei servizi a terra dell’aeroporto.

Vengono da tutta la zona intorno all’aeroporto, dal Gallaratese, dall’Alto Milanese, dal Magentino, qualcuno persino oltre. Gente che in alcuni casi ha qualche anno, in altri dieci o più di lavoro nell’area cargo: nel tempo sono passati da una cooperativa all’altra, in quel sistema che vede le coop impiegate come subappaltatori (a volte con centinaia di soci lavoratori) di aziende più grandi. Nel loro caso hanno lavorato per Alha, appunto uno dei principali operatori.

L’ultima cooperativa da cui sono passati si chiama Ncl e ha avviato il licenziamento collettivo di 265 lavoratori, «senza preavviso». Gli operai dovevano passare direttamente nelle file di Alha, un passaggio in positivo, ma centoventi di loro sono finiti in un limbo, senza rassicurazioni sul futuro,  al momento del passaggio: «Si sono presentati da un giorno all’altro per farci firmare il nuovo contratto, un plico da 50 pagine», spiegano. «Volevano firmassimo subito, ma c’erano dentro norme e condizioni incomprensibili: ci siamo rivolti ad un avvocato per capire cosa comportasse».

Da allora sono finiti “in attesa”, fino a che solo ora sono arrivate – tra giovedì e venerdì – le prime lettere di licenziamento. «Ma non a tutti: a me, a lui sì, a lui no, a lui neppure» spiegano gli operai aeroportuali, riuniti intorno a un tavolo con la documentazione e le lettere.

«Alcuni di noi non stanno lavorando dal 31 gennaio, ma non risultano neppure licenziati. A loro hanno tolto il pass, non hanno diritto a rimanere aggiornati, ma contemporaneamente se vanno al centro per l’impiego risultano ancora occupati», continua il racconto. «Io ci sto andando tutti i giorni e risulta sempre così». Va anche detto che la stessa interruzione dell’appalto della cooperativa è stata appesa in bacheca, senza informare prima, i lavoratori sono venuti a conoscenza dei diversi passaggi in modo quasi fortuito, in una situazione di indeterminatezza che di certo non lascia tranquilli.

Come detto, il caso riguarda circa 120 lavoratori su 265. Sono quelli che non hanno accettato di firmare subito e di accettare quello che chiamano «accordo tombale», 1300 euro per chiudere le pendenze con il passato, relative a ore non retribuite (alcuni lavoratori avevano già ottenuto ragione dal tribunale del lavoro).

In questa fase – tra Capodanno cinese e blocco dei voli per coronavirus – il traffico merci è ridotto, ma ovviamente serve manodopera, «il nostro lavoro è svolto da interinali». Denunciano anche le pressioni da parte dell’azienda per firmare l’accordo: «Ti avvicinano e ti dicono di accettare, di farlo per la tua famiglia, di chiudere la cosa».

Il caso non è isolato: di recente, anche un’altra cooperativa – la Coros – ha perso l’appalto ed è stato annunciato il reintegro de lavoratori nell’azienda appaltatrice, ma per fasi. E su questo c’è stato uno scontro anche tra i sindacati, tra sigle confederali e Cub Trasporti.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 07 Febbraio 2020
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