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Arsago unita, una bandiera tricolore per affrontare i giorni difficili

L'intervento proposto da Fabio Cipolla, realizzato poi con l'aiuto del sindaco e di un gruppo di volontari. Intanto si pensa al monitoraggio delle quarantene, agli anziani, ai fondi straordinari da usare per le persone indigenti

Arsago Seprio bandiera tricolore

Una grande bandiera tricolore, in uno dei punti in cui si entra nel paese. L’idea è venuta all’artista Fabio Cipolla ed è stata concretizzata nel giro di poco, ad Arsago Seprio: un segno di unità, per questo paese che sta tra l’industriosa zona di Malpensa e i fitti boschi del Parco del Ticino.

«L’artista Fabio Cipolla mi ha contattato e mi ha proposto questa opera: abbiamo risposto subito sì, anche perché il proprietario del muro era più che disponibile e non c’erano vincoli, trattandosi di una grade bandiera e non di un intervento fisso» spiega il sindaco Fabio Montagnoli.

Il primo cittadino ha portato un mezzo per lavorare in quota e in men che non si dica – «con l’aiuto di Cipolla, di Antonio Ferrari ed Eros Urbani» – l’intervento (nella piazzetta all’incrocio tra via Garibaldi e via Mazzini) era completato.

Un piccolo segnale di collaborazione, come quella con cui la comunità sta affrontando l’emergenza Coronavirus. Che qui vuol dire alcuni contagiati (sette i casi conclamati), ma anche il peso dell’isolamento sociale per alcune categorie. «C’è un ottimo rapporto con i medici, abbiamo sempre la situazione in paese “al vero”, magari in una città è più difficile ma qui si riesce. Abbiamo una tabella con cui monitoriamo e teniamo aggiornata costantemente la situazione delle persone in quarantena».

«Siamo concentrati soprattutto sugli anziani e le persone isolate» continua il sindaco. Non ci sono particolari criticità dal punto di vista dell’impatto economico, almeno fino ad ora. Anche se Montagnoli ammette che in queste ore «in molti ci stanno chiedendo tutti come useremo i fondi che arrivano dal governo». La cifra stanziata per Arsago è di 25.962 euro, ma è ancora presto per capire come verranno esattamente ripartiti.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 31 Marzo 2020
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