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Allarme di Coldiretti: “Senza auto e persone i nostri campi sono devastati dai cinghiali”

Una nota dell'associazione riaccende i riflettori sui cinghiali: "Gli agricoltori stanno mettendo anima e cuore per dare garanzie di sicurezza alimentare al Paese senza chiedere nulla, se non di poter lavorare senza ostacoli"

cinghiali

Troppi cinghiali in giro e le semine del mais rischiano di essere compromesse. O di saltare del tutto, in alcune zone «dove le invasioni sono continue e si ripetono, in pratica ogni giorno» come denuncia Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese. Ma l’allarme non riguarda solo il granturco (una produzione strategica per il territorio, che pure negli ultimi anni ha subito una contrazione percentuale produttiva a due cifre, sia per l’allarme selvatici, sia per le ripercussioni del mercato internazionale) ma si estende ad ampio raggio a una serie di colture: dai vigneti alle ortive, fino alla situazione allarmante dei prati stabili, con un bollettino di guerra che si rincorre dalla pianura alle aree montane.

Oliviero Sartori, allevatore a Vedano Olona, a inizio febbraio aveva evidenziato una situazione insostenibile proprio nei suoi prati, coltivati per l’alimentazione delle bovine: «Il problema non è risolto. Immediatamente dopo la nostra denuncia, ci sono stati due abbattimenti, ma ancora in questi giorni le invasioni sono continuate. Ci sono anche i piccoli, quando cresceranno il problema si ripresenterà, con ogni probabilità, in modo ancora più grave.  In più, le settimane dell’emergenza non aiutano certo ad arginare il problema, dato che i cinghiali continuano a scorrazzare ancor più indisturbati».

Ciò che rileva Sartori non vale unicamente per l’ambito agricolo: «Incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressochè assente, raggiungono perfino i centri urbani -evidenzia il presidente Fiori-. Così non si può più continuare, è una questione non solo economica ma di sicurezza e ordine pubblico. E il Coronavirus non può e non deve essere una scusa per giustificare l’escalation di un problema che noi denunciamo da mesi, anzi, da anni. Stiamo pagando caro ciò che non è stato fatto in passato: e ora occorre prendere in mano al più presto il problema e dare risposte urgenti e concrete all’agricoltura e ai cittadini».

Il problema non è limitato ai cinghiali: ad esempio, a Mesenzana e nel nord della provincia prealpina si sono ripetute le invasioni di intere mandrie di mufloni, che stano devastando anche le coltivazioni di loietto e frumento, pascolando indisturbati, come denuncia Ernesto Rampa, allevatore di vacche da latte. Gli agricoltori temono per le ripercussioni sui raccolti e la fienagione, che entrerà nel vivo il prossimo mese di maggio: sono le basi della filiera agricola, peraltro ancor più preziose e necessarie in queste settimane di emergenza, «data la necessità di assicurare adeguate forniture alimentari ai cittadini: gli agricoltori stanno mettendo anima e cuore, lavorano giorno e notte per dare garanzie di sicurezza alimentare al Paese senza chiedere nulla, se non di poter lavorare senza ostacoli. Invece, non passa giorno che in Coldiretti non arrivino denunce e segnalazioni di danni: per molte aziende sta diventando impossibile coltivare. Anche le recinzioni, che gli imprenditori hanno costruito a proprie spese per proteggere i campi, si stanno dimostrando inefficaci perché i branchi spesso le travolgono. Il territorio deve sentirsi responsabilizzato, e darci una mano nell’operare secondo il principio della certezza di poter falciare i prati e raccogliere quanto seminato nei campi».

“Una situazione aggravata dal fatto che –evidenzia la Coldiretti in una nota- con l’emergenza coronavirus, sono stati sospesi i servizi di contenimento sul territorio nazionale e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena.

Il presidente Fiori conclude nel rinnovare l’appello, rivolto anche ai cittadini, a «denunciare sempre i danni e segnalare la presenza dei selvatici sul territorio. E, se possibile, avvisate anche noi di Coldiretti. Al di là del risarcimento dei danni, in ogni caso subordinato a lunghi iter procedurali, ciò serve a dare il polso della situazione, a fare massa critica per chiedere interventi risolutivi a quanti devono provvedere. Il pressing che stiamo attuando in questi mesi è evidente, a difesa sia delle imprese agricole associate, sia dell’intera collettività».

Pubblicato il 09 Aprile 2020
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